Roy Hodgson fu davvero “la prima rovina dell’Inter”? Una retrospettiva della sua carriera

Roy Hodgson e l’Inter, una storia d’amore mai sbocciata in una carriera, quella dell’allenatore inglese, lunga e tutto sommato soddisfacente, che prosegue ancora oggi.

Il calcio è in qualche modo una metafora della vita. Come nella vita, ci sono relazioni che sembrano essere perfette, che nascono in un momento ideale, ma che nella realtà dei fatti non sbocciano mai veramente. I motivi? I più disparati. Carattere, sfortuna e così via. Un esempio calzante, in questo senso, è il rapporto tra l’Inter e Roy Hogdson, tecnico inglese che ha guidato i nerazzurri per due stagioni tra il 1995 e il 1997 e per un’altra breve parentesi nel 1999. In entrambi i casi, tra il club meneghino e l’allenatore l’amore non è mai davvero sbocciato.

Roy Hodgoson e l’esperienza all’Inter

È lo stesso Hodgson a raccontare com’è nata la sua esperienza all’Inter, in un’intervista a The Coaches’s Voice. “Ero ancora l’allenatore della Svizzera quando un pomeriggio sono tornato a casa a un messaggio telefonico di Giacinto Facchetti dell’Inter. Era un messaggio molto breve. ‘Sono Giacinto Facchetti, potete chiamarmi?’ – ha spiegato il tecnico inglese – L’avevo incontrato un paio di volte quando ero al Malmo, e avevamo giocato con l’Inter in Coppa dei Campioni… È stato organizzato un incontro. Alla fine mi fu proposto di accettare l’incarico come allenatore dell’Inter. In quel momento era troppo difficile per me rifiutare il fascino e l’entusiasmo di guidare una squadra come quella nerazzurra. Misi in chiaro alla Federazione Svizzera che l’Inter rappresentava per me un’opportunità che avrei voluto cogliere“.

Roy Hodgson
Immagine | Photo by NeutralNigerian licensed under CC BY-SA 3.0 DEED (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/deed.en) – Wigglesport.it

Quella che si trovò a guidare Hodgson era un’Inter molto ambiziosa. L’allora presidente Moratti aveva costruito una squadra fatta di grandi nomi: c’erano, tra gli altri, Roberto Carlos e Paul Ince e la società aveva investito nel mercato 59 miliardi e 600 milioni. L’inizio di stagione era stato, però, parecchio deludente e Moratti decise di sollevare l’allenatore Ottavio Bianchi dall’incarico, chiamando Hodgson.

Due stagioni altalenanti e le dimissioni

Come detto, l’amore tra l’Inter e Hodgson non sbocciò mai davvero. Nella prima stagione chiuse settimo e venne ripescato in Uefa grazie a una serie di incastri della classifica. Il secondo anno, invece, dopo un buon inizio cominciò una fase calante, acuita da contrasti con molti giocatori. Su tutti, Roberto Carlos, con cui non andrà mai d’accordo. “La permanenza di Hodgson all’Inter mi ha distrutto. Mi ha fatto giocare a centrocampo e dovevo considerare che c’era la possibilità che questo potesse rovinare la mia carriera internazionale. – ha detto il brasiliano a ‘Planet Football’ – Sarebbe ingiusto dire che non avevo un buon rapporto con Hodgson, è solo che non capiva molto di calcio. Capello era diverso e sono andato al Real per lui”.

Il rapporto tra i nerazzurri e il tecnico inglese arrivò a conclusione in occasione della sconfitta contro lo Schalke 04 in finale di Coppa Uefa. Il giorno successivo il tecnico rassegnò le sue dimissioni. Ci fu, poi, una seconda chance per Hodgson, che tornò sulla panchina dell’Inter nel 1999, subentrando a Castellini. Anche quella, però, fu un’esperienza fallimentare. Preso per traghettare la squadra a fine stagione, con l’unico obiettivo di centrare l’Europa, perse lo spareggio Uefa con il Bologna e chiuse definitivamente l’esperienza milanese.

Un’esperienza che, però, dal punto di vista umano ha regalato tanto al tecnico inglese: “Penso che anche i cattivi mi abbiano insegnato qualcosa. – afferma – se non altro in termini di esperienza e di vita. Viene da chiedersi cosa sarebbe potuto accadere se fossi rimasto nel 1997/98, ma non possiamo saperlo. Al di là di questo, sono molto contento che la mia amicizia con Giacinto e il mio rapporto con Moratti siano rimasti anche dopo la fine del mio rapporto con l’Inter“.

Una carriera che ha ancora da dire

La carriera di Hodgson, oltre all’esperienza negativa di Milano, è stata lunga e ricca di risultati importanti, ma anche di altri fallimenti sportivi. Una carriera iniziata nel 1976 sulla panchina dell’Halmstads, in Svezia, e che ancora oggi prosegue. Hodgson, classe 1947, guida infatti il Crystal Palace in Premier League e proprio con la squadra di Londra, nella stagione 2017/2018 ha centrato una clamorosa salvezza, ennesimo risultato del suo lungo viaggio tra le panchine d’Europa. Risultato che non gli è riuscito con il Watford, club di intermezzo prima del ritorno sulla panchina del Palace, con il quale ha scelto di firmare un contratto per un altro anno, prolungando ulteriormente la carriera.

 

Gestione cookie