Moto GP, in India fra incognite e simulazioni

La Moto Gp alla scoperta del Buddh International Circuit. La tredicesima prova del mondiale si disputa in India e si contraddistingue per l’esordio assoluto delle due ruote sul tracciato ideato a Hermann Tilke a una cinquantina di chilometri da Nuova Dehli. Non è un esordio assoluto nel mondo dei motori: il circuito ha ospitato la Formula 1 in occasione di tutte le tre edizioni del Gran Premio dal 2011 al 2013 e proprio qui Sebastian Vettel ha vinto il quarto titolo mondiale dalla sua carriera.

Fra incognite e simulazioni: si è corso solo in F1

Sebastian Vettel
Immagine | Epa

 Nessun pilota della Moto GP ha potuto girare in pista. Solo le prove libere lasceranno in eredità le prime, parziali indicazioni. Il simulatore della Michelin ha però considerato qualsiasi tipo di possibilità e le analisi al computer hanno deliberato una certa somiglianza, perlomeno nei consumi e nel degrado delle gomme, con le piste del Red Bull Ring e della Thailandia.  Si parte comunque tutti con le stesse incognite e sarà fondamentale non commettere errori, considerato che il programma prevede anche la Sprint Race.

Fra sicurezza e sporco in pista: le preoccupazioni

Altra incognita è legata alla sicurezza. La pista, che potrebbe presentare parecchio sporco e faticare a gommarsi, si snoda sui 4960 metri da percorrere in senso orario: presenti 13 curve, 5 a sinistra e 8 a destra. Per ovvi motivi, una monoposto di F1 è assolutamente differente da una Moto GP e in questo senso c’è un pizzico di preoccupazione legate alla presenza di muri troppo vicini al tracciato e via di fuga tutte da verificare su curve comunque ad ampio raggio e con punti di corda modificati appositamente per venire incontro alle esigenze delle due ruote. Per quanto concerne la gara, i lunghi rettilinei e le forti staccate dovrebbero ben sposarsi con le caratteristiche di Ducati, Aprilia e KTM.

Permesso, si può? India, un Gran Premio da disputare a ogni costo

Il GP d’India è una di quelle corse che non appartengono alla tradizione squisitamente motoristica e anche per questo fanno storcere il naso ai puristi delle due ruote. Al netto delle difficoltà legate alla presa di confidenza con il circuito, si aggiunge anche la difficoltà riscontata da diversi team che, a poche ore dal semaforo verde, non erano ancora in possesso dei visti. La soluzione, che era diventata particolarmente delicata specialmente per alcuni team minori, è stata trovata nella consegna di visti turistici. Un processo che ha permesso di smaltire la burocrazia ed evitare pericolosi quanto imbarazzanti incidenti diplomatici.

 

 

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