F1, il metodo Red Bull: un successo nato da una tragedia

Red Bull campione del mondo costruttori per la sesta volta. Un dominio assoluto e incontrastato per una realtà che da quando si è affacciata in F1 ha immediatamente… messo le ali: 12 titoli mondiali (sei costruttori, quattro piloti con Vettel, due con Verstappen, quasi tre) con suscettibilità di variazione verso l’alto. Tutto in appena 18 anni di attività.

Un successo nato da una tragedia

Un DNA vincente, che affonda le radici in una tragedia: Jochen Rindt, primo austriaco a vincere il mondiale postumo, dopo la morte avvenuta a Monza nel 1970. Dietrich Mateschitz che ha studiato marketing e commercializzato la bevanda energetica, affida l’omonima scuderia a Helmut Marko e dopo l’approccio in F1 come sponsor, i due decidono di fare da soli e possedere un team tutto loro. Nasce la Red Bull che rileva la Jaguar alla cifra simbolica di un euro. La cura della neonata scuderia è affidata a un ex pilota, Christian Horner, 31enne sconosciuto ma con diversi successi in F3000. Scelta azzeccata. Il Team Principal è ancora lì. Il modello Red Bull diventa immediatamente un esempio: un anno dopo il primo podio, rileva la Minardi, che diventa “Toro Rosso”, un’Academy che, al contempo, è anche una scuderia in F1. Scelta rivoluzionaria che paga con gli interessi.

Il 2010, l’inizio di una nuova era

Sebastian Vettel
Immagine | Epa

Nell’abitacolo della Toro Rosso percorre i primi chilometri Sebastian Vettel che debutta a vent’anni e ottiene la sua prima vittoria nel 2008 a Monza. Curioso, ma non stupefacente, che a vincere il primo GP sia la “Toro Rosso”. Il “pilotino” austriaco si è trasformato in una macchina da guerra. Dopo aver vinto il GP di Cina nel 2009 con la Red Bull, l’anno successivo centra il primo di quattro titoli mondiali consecutivo. È l’inizio di una nuova era: Vettel porterà a casa quattro mondiali consecutivi sino al 2013.

Una Red Bull che torna al Max…

Max Verstappen
Immagine | Epa

Dal 2014, come tutti, la Red Bull soffre l’era ibrida – turbo e il dominio Mercedes che interpreta meglio di chiunque le norme. Tuttavia lavora sodo per ritrovare competitività ai massimi livelli. Mentre Mercedes fa incetta dei primi titoli mondiali, Max Verstappen, “figlioccio” sportivo di Helmut Marko, si affaccia in Alpha Tauri (che nel frattempo ha preso il nome e il posto della Toro Rosso) a 17 anni. Il ragazzo non perde tempo: promosso nel 2016, vince immediatamente il GP di Spagna. Un predestinato, lui sì, che nel 2021, a 23 anni, vince il Mondiale. La scorsa stagione è trionfale: 17 vittorie su 22 gare. Sembrava un record impossibile da migliorare, ma il 2023 la Red Bull è un’astronave e sembra destinata ad abbattere diversi record. In ogni caso, la sfida per il futuro è già iniziata. Dal 2026 tornerà la Ford per un nuovo connubio. E la sensazione è che la Red Bull metterà ancora le ali…

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