Elia Viviani, uno dei ciclisti italiani più affermati e amati, ha annunciato il suo ritiro dal professionismo dopo ben sedici anni di carriera. Un percorso costellato di successi, emozioni e qualche delusione, che lo ha portato a diventare un simbolo del ciclismo italiano. Prima di appendere definitivamente la bici al chiodo, però, Viviani ha in programma di partecipare a due eventi significativi: il Giro del Veneto, in programma per il 15 ottobre, e i Campionati Mondiali su pista a Santiago del Cile, dal 22 al 26 ottobre.
Il giro del veneto: un addio speciale
Il Giro del Veneto rappresenta per Viviani un’occasione speciale, dato che si svolgerà in un’area a lui molto cara, Verona. “Per una serie di coincidenze, quest’anno l’arrivo del Tour del Veneto sarà a Verona. Mi è sembrato il giorno perfetto per salutare le competizioni su strada”, ha affermato Viviani. Questo evento non sarà solo una gara, ma un momento di celebrazione, circondato dai suoi tifosi e dai membri della sua famiglia. La scelta di partecipare a un percorso che non è propriamente nelle sue corde, descritto come “un po’ troppo duro”, è stata ponderata con attenzione. “Forse è meglio così. Non dovrò pensare solo alla mera prestazione, potrò godermi ogni cosa al meglio”, ha concluso.
Una carriera straordinaria
Viviani ha alle spalle una carriera straordinaria, costellata di successi sia su strada che su pista. Tra le sue imprese più significative figurano:
- Tre medaglie olimpiche:
- Oro nell’omnium a Rio de Janeiro nel 2016
- Bronzo sempre nell’omnium a Tokyo 2021
Argento conquistato in coppia con Simone Consonni nell’americana a Parigi nel 2024
Otto podi ai campionati mondiali e oltre dieci medaglie d’oro agli Europei.
Novanta vittorie nelle competizioni su strada, con cinque tappe al Giro d’Italia, tre alla Vuelta e una al Tour de France.
Il ritiro di Viviani non è solo un addio a una carriera di successo, ma anche un momento di riflessione su ciò che il ciclismo ha significato per lui. “Nel saluto tanti ricordi: molti belli, altri meno, ma rifarei tutto. Sono contento della mia carriera, non posso rimproverarmi nulla”, ha dichiarato. Una scelta ponderata e condivisa con la moglie Elena, che ha vissuto a fianco di Viviani le gioie e le sfide della vita da ciclista professionista.
Riflessioni sul percorso
Viviani ha anche fatto riferimento ai momenti difficili che ha affrontato durante la sua carriera. “Ci sono stati momenti duri e batoste su strada. Penso a quando, nel 2013, persi l’occasione di vincere la maglia rosa nella prima tappa di Napoli. Bruciò tantissimo”, ha ricordato. Inoltre, non può dimenticare le Olimpiadi di Londra nel 2012, che non si erano concluse come sperato. “Tutto serve, tutto è una tappa di passaggio per quello che devi arrivare ad ottenere: magari senza Londra non ci sarebbe stato il successo di Rio. Tutte le sconfitte, i momenti no, li ho vissuti come punti di partenza, come spinta per avere nuove motivazioni”.
Con il passare degli anni, Viviani ha compreso che la fatica di rimanere ai vertici del ciclismo aumenta considerevolmente. “È giusto così, serve consapevolezza. La fusione del team Lotto con un’altra squadra mi ha convinto ancora di più che questo sarebbe stato l’ultimo anno”, ha spiegato. La decisione di ritirarsi è stata influenzata anche dai problemi riscontrati nel 2024, che lo hanno portato a non voler affrontare ulteriori cambiamenti. “Ho vissuto questi mesi pensando che ogni gara potesse essere l’ultima. Succede di passare dal vincere, come accaduto, anche a quasi 20 gare, a nessuna: non è quello che voglio e volevo per me”, ha aggiunto.
Viviani ha quindi sottolineato l’importanza di riconoscere quando è il momento di lasciare. “Sai che è il momento di lasciare andare tutto quando non sei competitivo come sempre o per esserlo ogni cosa deve andare secondo i piani, quando un tempo non era così”. Questo passaggio di consegne dal professionismo rappresenta per lui un modo di salutare “lo sport che mi ha formato, mi ha cresciuto e mi ha insegnato a vivere”.
Con il suo ritiro, Viviani chiude un capitolo straordinario della sua vita, ma il suo amore per il ciclismo e i valori che ha appreso lungo il percorso rimarranno con lui per sempre. La sua storia è un esempio di perseveranza e passione, un’ispirazione per le nuove generazioni di ciclisti che aspirano a seguire le sue tracce.