Tennisti in armi: storie incredibili di racchette di guerra - ©ANSA Photo
In un’epoca in cui il mondo si confronta nuovamente con il dramma dei conflitti bellici, anche il mondo del tennis si trova a dover affrontare la dura realtà della guerra. Questo fenomeno non è nuovo, poiché nel corso della storia numerosi tennisti hanno scelto di abbandonare le loro racchette per rispondere alla chiamata del dovere. Tra queste storie, quelle di Alex Dolgopolov e Sergej Stakhovsky, tennisti ucraini che, dopo anni di successi sul circuito, hanno deciso di arruolarsi nell’esercito per difendere la loro patria dall’aggressione russa, emergono con particolare forza. Le loro esperienze sono solo l’ultima riprova di un legame profondo tra sport e guerra, un argomento che trova ampio spazio nel libro di Piero Valesio, “Racchette di guerra”, pubblicato da Absolutely Free libri.
Il testo, intitolato “L’incredibile storia dei tennisti che dalle battaglie sui campi sono passati a quelle con le armi”, offre uno spaccato affascinante e toccante di come diverse generazioni di tennisti abbiano vissuto la transizione da campioni sul campo da gioco a soldati in prima linea. Valesio racconta storie che attraversano i confini del tempo e dello spazio, rivelando le vite di atleti che hanno fatto scelte difficili e coraggiose in momenti di crisi.
Tra le figure più emblematiche citate nel libro c’è Tony Wilding, un nome che risuona ancora forte nei meandri della storia del tennis. Plurivincitore a Wimbledon negli anni ’10 del Novecento, Wilding non era solo un campione sportivo, ma anche un motociclista appassionato e un membro dell’alta società europea. La sua vita si interruppe tragicamente nel 1917, quando morì sul crinale di Aubers, in Francia, durante la Prima Guerra Mondiale. La sua storia è un monito su come il talento e il successo possano essere spezzati in un attimo dalla brutalità della guerra.
Un altro tennista che ha affrontato le conseguenze del conflitto è Don Budge, noto per essere stato il primo a conquistare il Grande Slam nel 1938. La sua carriera subì un’improvvisa battuta d’arresto quando, durante la Seconda Guerra Mondiale, si infortunò gravemente mentre addestrava un gruppo di piloti dell’Air Corps a usare corde di arrampicata. Anche la sua esperienza mette in evidenza il sacrificio che molti atleti sono stati costretti a fare per servire il loro paese, mostrando che le vittorie sui campi da tennis possono talvolta sembrare insignificanti di fronte alla chiamata del dovere.
Il libro di Valesio non si limita a raccontare le storie di atleti maschili. Anche le donne hanno avuto il loro posto in questo dramma. Alice Marble, ad esempio, è una figura di spicco che, non potendo arruolarsi nell’esercito americano a causa delle sue origini, trovò un modo alternativo per contribuire allo sforzo bellico diventando una spia. La sua vita è un esempio di come la passione e il coraggio possano manifestarsi in modi sorprendenti e inaspettati, anche al di fuori del campo da gioco.
Non si può dimenticare Johnnie Ashe, che ha scelto di partire per il Vietnam al posto del suo celebre fratello Arthur Ashe, il quale sarebbe diventato uno dei più grandi tennisti della storia e un simbolo di giustizia sociale. Johnnie, un atleta di talento a sua volta, decise di sacrificare la sua carriera per servire nel conflitto, dimostrando l’intensità del legame familiare e il senso del dovere che può prevalere sulle ambizioni personali.
Queste storie, pur essendo individuali, si intrecciano nel grande arazzo della storia umana, mostrando come il mondo dello sport non sia immune agli eventi drammatici che caratterizzano la vita reale. Valesio, attraverso il suo libro, offre un tributo a questi tennisti, sottolineando che le loro esperienze non devono essere dimenticate, ma ricordate come parte di una narrazione più ampia che unisce sport e sacrificio.
Così, mentre le racchette continuano a colpire le palline sui campi di tutto il mondo, è importante riflettere su come, in un attimo, la gioia del gioco possa trasformarsi in un’appassionata chiamata all’azione. Le vicende narrate in “Racchette di guerra” non sono solo storie di tennisti, ma testimonianze di un’umanità che, di fronte alla guerra, si trova a dover scegliere tra la propria passione e il dovere verso la propria nazione. In questo senso, il tennis diventa un simbolo di resilienza, di coraggio e di amore per la libertà, valori che trascendono il semplice atto di colpire una palla.
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