
Svilar lancia un appello: educare i nostri figli per fermare i femminicidi - ©ANSA Photo
Il mondo del calcio sta dimostrando di essere un potente veicolo per la sensibilizzazione su temi sociali importanti, come il fenomeno dei femminicidi che affligge l’Italia. Recentemente, Mile Svilar, portiere della Roma, ha condiviso le sue preoccupazioni in un’intervista al Corriere dello Sport, esprimendo il suo dolore per queste tragedie. A soli 25 anni e in attesa di diventare padre, Svilar sente l’urgenza di un cambiamento culturale, sottolineando la necessità di educare i giovani a valori di rispetto e accettazione.
L’importanza dell’educazione
Svilar ha affermato: “Basta, non ne possiamo più di sentire queste cose ogni giorno. Sono storie che toccano tutti perché potrebbero succedere a chiunque.” Questo commento evidenzia come il problema dei femminicidi non riguardi solo le donne, ma l’intera comunità. La sua richiesta è chiara: “Dobbiamo ripartire dall’educazione dei nostri figli, dobbiamo crescere degli uomini con i giusti valori e capaci di accettare un ‘no’ come risposta.” Questo approccio educativo è fondamentale per prevenire comportamenti violenti e promuovere una cultura del consenso.
Le voci che si uniscono
Anche Giada Greggi, centrocampista della nazionale e della Roma, ha voluto esprimere il suo pensiero. Riferendosi a recenti eventi tragici, ha detto: “Sara e Ilaria avevano più o meno la mia età, con tutta la vita davanti. Quello che è successo mi ha davvero molto colpito.” La sua testimonianza sottolinea che la violenza di genere può colpire chiunque, e che è fondamentale riconoscere che comportamenti come le scenate di gelosia e il controllo ossessivo sono spesso minimizzati. Greggi ha ribadito: “Dobbiamo aiutare i ragazzi fin da giovani ad accettare il rifiuto,” evidenziando la necessità di formare una generazione in grado di gestire le emozioni in modo sano.
L’iniziativa “Amami e basta”
La campagna “Amami e basta,” lanciata dal club giallorosso, rappresenta un esempio di come le istituzioni sportive possano contribuire a una cultura di rispetto e non violenza. Questa iniziativa ha cercato di affrontare il tema della violenza sulle donne in modo diretto, utilizzando la visibilità del calcio per sensibilizzare il pubblico. È cruciale che le società sportive continuino a sfruttare la loro piattaforma per educare i tifosi, in particolare i giovani, ai valori positivi.
La questione dei femminicidi in Italia è allarmante: nel 2020, secondo i dati Istat, sono stati registrati 100 femminicidi. Questi numeri rappresentano solo la punta dell’iceberg di una realtà complessa, che include anche la violenza domestica. Educare al rispetto e alla non violenza è più urgente che mai.
Un cambiamento necessario
Le parole di Svilar e Greggi sono una chiamata all’azione per genitori e società. L’educazione deve iniziare fin dalla tenera età, insegnando ai bambini e alle bambine il rispetto reciproco e l’importanza della comunicazione aperta. È cruciale che i ragazzi imparino a gestire le loro emozioni e a sviluppare relazioni sane, lontane dalla cultura del possesso e della violenza.
Il calcio, in quanto sport popolare, ha il potere di raggiungere un vasto pubblico e influenzare le generazioni future. La presenza di atleti come Svilar e Greggi, che affrontano apertamente queste tematiche, è fondamentale per rompere il silenzio e dare visibilità a un problema che deve essere affrontato con urgenza. La loro testimonianza non solo incoraggia una riflessione collettiva, ma invita a un impegno concreto a tutti i livelli: dalle famiglie alle scuole, dalle istituzioni alle associazioni.
L’auspicio è che questa mobilitazione porti a un cambiamento reale e duraturo, affinché le nuove generazioni crescano in un ambiente più sicuro, in cui la violenza di genere non sia tollerata e in cui il rispetto e la dignità di ogni individuo vengano sempre al primo posto.