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Seles rivela la sua battaglia contro la miastenia gravis nel tennis

Monica Seles, una delle tenniste più iconiche della storia, ha recentemente rivelato di vivere con la miastenia gravis, una malattia autoimmune che colpisce il sistema neuromuscolare. Durante un’intervista, l’ex stella del tennis ha condiviso la sua esperienza e i momenti difficili affrontati da quando le è stata diagnosticata questa condizione, tre anni fa. Le sue parole risuonano con un forte messaggio di resilienza e adattamento, temi che hanno caratterizzato la sua carriera sin dall’inizio.

I primi segnali della malattia

Seles, oggi 51 anni, ha spiegato di aver notato i primi segnali della malattia mentre era in campo. “Vedevo la pallina sdoppiarsi”, ha dichiarato, rendendo evidente che qualcosa non andava. Questo sintomo, insieme alla crescente debolezza nelle braccia e nelle gambe, l’ha spinta a consultare un neurologo. La miastenia gravis è una malattia rara, che colpisce prevalentemente le donne sotto i 40 anni e gli uomini sopra i 60 anni. Non esiste una cura definitiva, ma ci sono trattamenti che possono aiutare a gestire i sintomi.

Le sfide quotidiane

Seles ha condiviso che anche compiti quotidiani, come asciugarsi i capelli, sono diventati una sfida. “È diventato molto difficile”, ha detto, evidenziando come la malattia abbia influenzato non solo la sua carriera sportiva, ma anche la sua vita quotidiana. La sua testimonianza non è solo quella di una campionessa che affronta delle avversità, ma anche di una persona comune che deve adattarsi a nuove realtà.

Un percorso di resilienza

Nel corso della sua carriera, Monica Seles ha affrontato sfide enormi, tra cui la pressione di diventare una delle tenniste più giovani e di successo della storia. È stata la numero uno del mondo per un lungo periodo e ha vinto nove titoli del Grande Slam, una conquista che l’ha resa una leggenda nel mondo del tennis. Tuttavia, la vita di Seles non è stata priva di difficoltà. La sua emigrazione dagli Stati Uniti dalla Jugoslavia all’età di 16 anni ha comportato un drastico cambiamento della sua vita, compreso l’adattamento a una nuova lingua e cultura.

  1. Resettare diverse volte in termini tennistici.
  2. Affrontare l’attentato subito nel 1993, quando un fan della sua rivale, Steffi Graf, la ferì con un coltello durante un torneo in Germania.
  3. Tornare in campo dopo un lungo periodo di recupero.

La diagnosi di miastenia gravis rappresenta per Seles un ulteriore reset, ma la sua mentalità rimane quella di adattarsi e superare le difficoltà. “Come dico sempre ai ragazzi che seguo, bisogna sempre adattarsi, la palla rimbalza e bisogna adattarsi”, ha detto, condividendo il suo approccio pragmatico e positivo alla vita e alla malattia.

Un’ispirazione per molti

Oltre alla sua carriera tennistica, Seles ha dedicato tempo a sostenere cause importanti, in particolare quelle legate alla salute mentale e al benessere. La sua esperienza personale con la malattia e le sfide affrontate l’hanno portata a diventare un’ispirazione per altri che lottano con condizioni simili. La sua voce è diventata un faro di speranza per molti, dimostrando che anche in momenti di vulnerabilità, è possibile trovare la forza per andare avanti.

Seles continua a essere coinvolta nel mondo del tennis, in particolare attraverso il suo lavoro con giovani tennisti, trasmettendo loro non solo abilità tecniche, ma anche lezioni di vita. La sua storia è una testimonianza non solo del talento e della determinazione, ma anche della capacità di affrontare e superare le avversità. La miastenia gravis, pur essendo una malattia sfidante, non ha fermato il suo spirito e la sua passione per il tennis, dimostrando che la resilienza può emergere anche nei momenti più bui.

Luca Baldini

Ciao a tutti, mi chiamo Luca Baldini e sono redattore sportivo di Wigglesport! Scommetto che non vi sareste mai aspettati di incontrare un tizio così appassionato di sport "minori". Ebbene sì, mentre tutti gli altri seguono i grandi nomi del calcio e del basket, io mi tuffo a capofitto nel mondo affascinante delle discipline meno conosciute! La mia curiosità per gli sport alternativi è nata quasi per caso. Cresciuto tra le Alpi piemontesi, tra una discesa sugli sci e una partita a curling con gli amici, ho sviluppato un amore viscerale per tutte quelle attività che non sempre fanno i titoli dei giornali. Dai Campionati Mondiali di Badminton ai Tornei Internazionali di Bocce, ho sempre avuto un debole per tutto ciò che è insolito e sorprendente. Dopo aver terminato gli studi in Comunicazione e Giornalismo a Torino, ho realizzato il mio sogno di diventare redattore sportivo, portando con me questa passione fuori dal comune. All'inizio la mia famiglia e i miei amici mi prendevano bonariamente in giro ("Luca, chi vuoi che legga di un torneo di cricket islandese?"), ma con il tempo hanno imparato ad apprezzare la bellezza degli sport minori e il mio modo di raccontarli. Ho avuto la fortuna di viaggiare in tutto il mondo per seguire competizioni di ogni genere, descrivendo con passione le performance di atleti incredibili che gareggiano lontano dai riflettori della ribalta mediatica. La mia scrivania? Un arcobaleno di locandine di eventi da ogni angolo del globo! Se c'è una cosa che amo del mio lavoro, è la capacità di portare alla luce storie emozionanti e spesso trascurate. Raccontare le gesta di un arciere paralimpico o la preparazione di una squadra di rugby su sedia a rotelle mi riempie di orgoglio e mi spinge a essere sempre più curioso. Quando non sono impegnato a scrivere o a seguire competizioni improbabili, mi piace partecipare personalmente ad alcuni di questi sport. E sì, ho collezionato più magliette da gara di corse con i sacchi e di tornei di palla tamburello di quante ne possa contare! Quindi, se mai sentite parlare di uno sport di cui nessuno sa nulla, c'è una buona possibilità che io sia lì a raccontarlo. Perché, in fondo, ogni disciplina ha una sua magia speciale, e io sono qui per condividere quella magia con voi. A presto,

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