Schumacher, nessuno aveva mai parlato del campione tedesco in questi termini: ha vuotato il sacco senza se e senza ma.
Alla fine ci si abitua. E al fatto che Michael Schumacher non corra più ci abbiamo oramai fatto il callo. Alzi la mano, però, chi ha mai osato dimenticare di quali incredibili imprese sia stato capace il campione tedesco nei lunghi anni che ha trascorso alla guida delle sue potentissime macchine da corsa.
Fernando Alonso, quello è poco ma sicuro, non lo ha mai fatto. Il pilota custodisce ancora oggi un baule virtuale, pieno zeppo di splendidi ricordi di cui il campione di Hürth, per forza di cose, è a sua volta protagonista. Perché è stato lui, a lungo, l’antagonista numero uno del due volte campione del mondo di Formula 1. Con la sola differenza che lo spagnolo corre ancora e che, in occasione dell’ultimo Mondiale, ha conquistato con la sua Aston Martin un prestigioso quarto posto. Mentre Schumacher, come noto, non solo è fermo ai box ormai da tempo, ma è anche completamente scomparso dai radar dopo il tragico incidente sulla neve che ha stravolto la sua vita.
Fortuna che ci sono i ricordi, allora. E fortuna pure che Fernando, nel documentario sulla sua carriera ora in onda su Dazn Spagna, abbia voluto condividere con gli spettatori alcuni aneddoti che hanno permesso loro di fare un viaggio a ritroso nel passato. Ha rilasciato, infatti, alcune dichiarazioni inedite sul sette volte campione del mondo, raccontando come abbia ispirato il suo percorso e come, a modo suo, sia stato per Alonso un modello da seguire.
Alonso vuota il sacco: la verità su Schumacher
Lo spagnolo non aveva mai parlato in questi termini di Schumacher. Non si era mai spinto tanto in là. Stavolta, però, anche alla luce dei fatti di Meribel, ha ritenuto giusto raccontare chi davvero fosse quel Michael di cui tanto sentiamo la mancanza.
“Oltre a essere uno dei rivali più duri che abbia mai avuto, se non il più duro – ha raccontato il 42enne di Oviedo – ogni bambino ha bisogno di un punto di riferimento. Mentre io correvo nei kart, Michael era già in F1 e aveva vinto alcuni campionati. Poi, quando mi avvicinavo al debutto in F1, cominciò a dominare la categoria. Ricordo il mio periodo in Formula 3000: in quel periodo Micheal vinceva quasi tutte le gare. Iniziai a notare come si comportava, come rispondeva, come si vestiva, come guidava: un’ispirazione. E all’improvviso mi sono ritrovato a lottare con lui ogni domenica in F1: è stato speciale“.
“Era un ragazzo davvero duro in tutto, non solo in pista a livello sportivo, ma anche fuori. Era molto freddo, manteneva sempre le distanze e cercava di intimidire. Era un pilota con cui risultava molto difficile fare una conversazione. Andavi al breafing e lui ti guardava in una maniera un po’ strana. Sapevi che c’era una rivalità, ma lui la prendeva alla lettera. Anch’io avevo quello spirito competitivo, ci scontravamo spesso. Con rispetto, ma era una rivalità dura”. E come te la scordi, pur volendo, una rivalità come la loro, che ha infiammato le piste in alcune delle stagioni più belle di sempre?