Rocchi: la ricerca dell'uniformità nel calcio e il nostro impegno totale - ©ANSA Photo
Il campionato di Serie A si è concluso da una settimana, portando con sé una serie di riflessioni e valutazioni all’interno dell’Associazione Italiana Arbitri (AIA). Antonio Zappi, presidente degli arbitri, ha sottolineato l’importanza di non cadere nell’autoproclamazione, dichiarando che “siamo perfezionisti e incontentabili”. D’altra parte, Gianluca Rocchi, designatore arbitrale, ha descritto la stagione appena trascorsa come “una delle più difficili che ricordi”, segnalando l’intensità e la complessità delle sfide affrontate.
Questa stagione è stata caratterizzata da un finale avvincente, con il titolo di campione, i posti in Europa e la lotta salvezza decisi nell’ultima giornata di campionato. Questo scenario ha inevitabilmente alzato i toni del dibattito sull’uniformità di giudizio degli arbitri. Rocchi ha affermato: “I nostri ragazzi non potevano fare di più, sono usciti spremuti”, una frase che racchiude il peso e la pressione che gli arbitri hanno dovuto gestire durante un’annata così intensa.
Uno dei punti critici evidenziati da Rocchi è l’impossibilità di garantire un’uniformità totale di giudizio. “Dobbiamo essere coerenti, spiegando sempre gli episodi allo stesso modo”, ha dichiarato, evidenziando come la coerenza sia un obiettivo fondamentale per l’AIA. Tuttavia, nel mondo del calcio, ogni partita è unica e le varie situazioni di gioco possono portare a interpretazioni diverse. Questa è stata una delle difficoltà maggiori, insieme alla gestione degli audio da trasmettere tramite ‘Open Var’, un’iniziativa che ha cercato di migliorare la comunicazione tra arbitri, squadre e pubblico.
Guardando al futuro, Rocchi si è mostrato aperto al cambiamento, affermando che dal prossimo anno potrebbe esserci una maggiore trasparenza. Tuttavia, ha posto una condizione: nel caso di errori, non si dovrebbe chiedere il fermo dell’arbitro per la domenica successiva. “D’altronde, un attaccante che sbaglia un rigore, poi la domenica dopo gioca”, ha osservato Rocchi, sottolineando l’importanza di una gestione equa delle responsabilità.
Un tema che ha suscitato particolare attenzione è la tolleranza zero verso comportamenti inaccettabili, come le proteste eccessive, le simulazioni e la violenza nei confronti degli arbitri. La stagione 2024-25 ha registrato ben 648 episodi di violenza, con 371 giorni di prognosi per gli arbitri coinvolti. In questo contesto, Zappi ha espresso l’auspicio che entro l’estate venga introdotto nel decreto sport una normativa più rigida per reprimere tali violenze.
Rocchi ha evidenziato l’importanza del dialogo come strumento chiave per migliorare il rapporto tra arbitri e tesserati. Ha affermato: “Il dialogo credo sia la miglior forma per trovare un rapporto”. Tuttavia, ha anche messo in chiaro che, se questa non si dimostrerà efficace, sarà necessario adottare un approccio più duro e severo nei confronti di comportamenti non tollerabili in panchina.
In vista della prossima stagione, Rocchi e Zappi hanno delineato obiettivi chiari, compresa una riduzione dell’organico arbitrale. La squadra degli arbitri sarà composta da 42 direttori di gara, 76 assistenti e 24 Vmo, con un aumento significativo per questi ultimi. Questo è un passo strategico per migliorare la turnazione, soprattutto per i giovani arbitri, che hanno bisogno di opportunità per crescere e svilupparsi. Rocchi ha riconosciuto che una delle sfide più grandi è stata dover lasciare in panchina chi si era distinto, a causa di un organico troppo ampio.
Infine, Zappi ha lanciato un campanello d’allarme riguardo alla rappresentanza italiana a livello internazionale. L’assenza di arbitri italiani al mondiale per club, eccetto Di Bello nel ruolo di VAR, è un segnale da non sottovalutare. La necessità di rifondare una nuova generazione di arbitri è diventata quindi una priorità per l’AIA, in quanto si cerca di garantire non solo il presente, ma anche un futuro solido e apprezzato per l’arbitraggio italiano nel panorama calcistico mondiale.
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