
Puliciclone: la sfida degli attaccanti stranieri in campo oggi - ©ANSA Photo
Il calcio italiano sta attraversando un periodo di profonde trasformazioni, e le opinioni di figure storiche come Paolo Pulici, noto come “Puliciclone”, offrono spunti di riflessione su questo cambiamento. Durante una recente serata a Montecatini, dove ha ricevuto il prestigioso Premio Maestrelli alla carriera, Pulici ha espresso le sue preoccupazioni riguardo alla crescente presenza di calciatori stranieri nel campionato di Serie A, specialmente nel ruolo di attaccante.
la presenza degli stranieri nel calcio italiano
Pulici ha esordito con una critica diretta: “Attaccanti di oggi del calcio italiano? Ma se fanno giocare solo gli stranieri!” Questa affermazione evidenzia una tendenza che molti tifosi e addetti ai lavori non possono ignorare. L’innalzamento dei costi dei giocatori italiani e la ricerca di talenti più economici hanno spinto le società a guardare oltre i confini nazionali. Pulici ha continuato a mettere in discussione la scelta di far giocare calciatori come Retegui e Kean in Nazionale, chiedendosi: “Ma per quale motivo dobbiamo far giocare chi ha il bisnonno italiano?”
nostalgia e realtà del calcio attuale
Le parole di Pulici non sono solo un’espressione di nostalgia, ma anche una critica alla gestione delle risorse da parte delle società. Ha citato attaccanti storici come Gigi Riva, Boninsegna e Savoldi, sottolineando come oggi i tifosi non sappiano neanche perché vadano allo stadio. Questo disamore crescente tra il pubblico e la propria squadra è un tema che merita attenzione.
Un altro punto sollevato da Pulici riguarda il suo amato Torino. Ha osservato che, al di là di alcuni nomi come Casadei e Ricci, la squadra granata ha una composizione sempre più internazionale. “Quanti italiani ci sono nel Toro di oggi?” si è chiesto, evidenziando che la situazione del club, attualmente in vendita, è precaria. “Oggi la squadra si piazza a metà o bassa classifica, sei sempre lì a sperare di salvarti”, ha affermato, mettendo in luce il rischio di una stagione difficile.
il futuro del calcio italiano
Il discorso di Pulici si inserisce in un contesto più ampio di discussione sul futuro del calcio italiano. Negli ultimi anni, la Serie A ha visto un afflusso notevole di calciatori provenienti da campionati esteri, un fenomeno che ha portato a un cambiamento radicale nel modo in cui le squadre costruiscono le proprie rose. Le domande chiave sono:
- Questa strategia porterà a risultati positivi?
- Stiamo impoverendo il nostro calcio, rendendolo meno identitario e più omologato?
La Nazionale italiana, sotto la guida del commissario tecnico Roberto Mancini, è stata al centro di polemiche simili, soprattutto dopo la mancata qualificazione a due edizioni consecutive di importanti tornei internazionali. La scelta di puntare su calciatori con legami italiani, ma che non sono cresciuti nel nostro campionato, ha sollevato dubbi sulla direzione intrapresa dal movimento calcistico nazionale.
In questo contesto, la figura di Pulici diventa ancora più significativa. La sua carriera, segnata da oltre 200 gol con la maglia granata, rappresenta un modello da seguire. Le sue parole ci invitano a riflettere sul futuro del nostro calcio, sulla necessità di valorizzare i talenti locali e di ritrovare un equilibrio tra innovazione e tradizione. L’assenza di figure italiane nel ruolo di attaccante, un tempo simbolo di forza e carattere, potrebbe non solo minare l’identità delle squadre, ma anche indebolire il legame tra i tifosi e i loro beniamini.