Platini e Blatter riabilitati: la verità dietro il caso di frode - ©ANSA Photo
Michel Platini e Sepp Blatter sono stati assolti in appello dai tribunali svizzeri nel caso di frode che ha segnato profondamente le loro carriere e le dinamiche di potere nel mondo del calcio. La sentenza, emessa dalla Corte d’appello straordinaria del Tribunale penale federale, segna un altro capitolo in una saga giudiziaria che dura da quasi un decennio, iniziata nel 2015, quando Platini nutriva ambizioni di diventare il leader del calcio mondiale.
La vicenda si è incentrata su un pagamento di 2 milioni di franchi svizzeri (circa 1,8 milioni di euro) che Platini avrebbe ricevuto dalla FIFA. La Procura aveva richiesto, in marzo, una condanna a 20 mesi di detenzione con sospensione condizionale per entrambi gli imputati, ma le richieste sono state nuovamente respinte dai giudici, proprio come avvenuto in primo grado. Platini, 69 anni, e Blatter, 89 anni, sono stati accusati di aver “ottenuto illegalmente” questa somma a danno della FIFA.
La questione centrale riguardava un contratto di consulenza firmato nel 1999, quando Platini prestava servizio come consulente di Blatter durante il primo mandato di quest’ultimo alla guida della FIFA. In quel contratto, la remunerazione annuale era stata fissata a 300.000 franchi svizzeri, interamente pagata dalla FIFA. Tuttavia, nel gennaio 2011, Platini ha presentato una richiesta di risarcimento per una somma ben superiore, sostenendo l’esistenza di un “gentlemen’s agreement” non documentato che stabiliva uno stipendio annuale di un milione di franchi svizzeri.
Questa richiesta è stata definita dall’accusa come una “fattura falsa”, e il dibattito si è concentrato sulla legittimità di questo accordo non scritto. Sia Platini che Blatter hanno sostenuto che, a causa delle restrizioni finanziarie della FIFA all’epoca, non fosse stato possibile effettuare il pagamento immediato. L’assenza di prove concrete e di testimoni che potessero confermare l’esistenza di tale accordo ha giocato un ruolo cruciale nella decisione della corte di assolvere entrambi gli imputati.
Dopo la sentenza, Platini ha rilasciato alcune dichiarazioni ai media, esprimendo la sua soddisfazione per l’assoluzione. Ha dichiarato che la persecuzione nei suoi confronti e di Blatter, da parte della FIFA e di alcuni procuratori svizzeri, è finita. Le sue parole hanno rivelato il peso che questo lungo processo ha avuto sulla sua carriera e sulla sua reputazione: “La storia è molto semplice: mi è stato impedito di diventare presidente della FIFA”, evidenziando come la sua ambizione sia stata ostacolata da un contesto giudiziario e politico avverso.
Il caso Platini-Blatter è emblematico delle tensioni e delle controversie che hanno caratterizzato la FIFA negli ultimi anni. Sotto la direzione di Blatter, l’organizzazione calcistica ha affrontato numerosi scandali, tra cui:
Il periodo di presidenza di Blatter, iniziato nel 1998 e concluso nel 2015, è stato segnato da polemiche che hanno portato all’apertura di inchieste sia a livello nazionale che internazionale. Nel 2015, Blatter è stato sospeso per sei anni dalla FIFA in seguito a un’inchiesta condotta dalla Commissione Etica dell’ente.
La figura di Platini, ex stella del calcio mondiale e vincitore del Pallone d’Oro per tre volte, ha subito danni significativi a causa di questo scandalo, che ha compromesso le sue aspirazioni di leadership nel calcio. Prima di questa vicenda, Platini era considerato uno dei candidati favoriti per succedere a Blatter alla presidenza della FIFA. Tuttavia, la sua immagine è stata compromessa e le sue ambizioni svanite nel nulla a causa delle accuse di frode.
Il futuro di Platini e Blatter rimane incerto, anche se l’assoluzione in appello rappresenta un passo importante per entrambi. Rimane ora la possibilità di presentare un ricorso definitivo in cassazione presso il Tribunale federale svizzero, ma solo per motivi giuridici limitati. Mentre il mondo del calcio continua a seguire con attenzione l’evoluzione di questa vicenda, la storia di Platini e Blatter rappresenta un monito su come il potere e la corruzione possano intrecciarsi nel panorama sportivo globale.
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