Pecci rivela: A Maradona dissi ‘guarda che non ci passa…’

Pecci rivela: A Maradona dissi 'guarda che non ci passa...'

Pecci rivela: A Maradona dissi 'guarda che non ci passa...' - ©ANSA Photo

Stefano Cerulli

3 Novembre 2025

Il 10 marzo 1986, il mondo del calcio assistette a un momento che è entrato nella leggenda: la punizione impossibile di Diego Armando Maradona contro la Juventus. A 40 anni di distanza, Eraldo Pecci, ex centrocampista di Napoli, Bologna, Fiorentina e Torino, rivive quell’episodio che ha segnato non solo la sua carriera, ma anche la storia del calcio italiano. Intervenuto ai microfoni di Radio Anch’io Sport (Radio 1), Pecci ha raccontato l’intensità e la magia di quel momento, svelando anche un aneddoto che riflette la genialità di Maradona.

La magia di Maradona

Pecci ricorda il contesto di quella partita, la tensione e l’atmosfera che si respirava nel tunnel dello stadio. «La palla non ci passava, ma se hai la fortuna di stare vicino a un genio, vedi che gli riescono cose che non hanno una logica», ha affermato Pecci. Questo concetto è fondamentale per comprendere il talento di Maradona, che sembrava avere un contatto speciale con la palla, una connessione che gli permetteva di realizzare giocate che sfidavano ogni previsione.

  1. La punizione: Maradona ha calciato la palla in un modo che ha sorpreso i difensori bianconeri e il portiere.
  2. La vittoria: Questo gol ha portato il Napoli alla vittoria in una delle sfide più attese del campionato.
  3. L’impatto: L’episodio rappresenta l’apice della carriera di Maradona e un simbolo di ciò che il calcio può offrire in termini di emozioni.

Un leader nel calcio

Pecci ha anche sottolineato l’importanza di Maradona non solo come giocatore, ma come figura che sapeva elevare il livello di chi gli stava attorno. «Maradona è stato il più grande di tutti i tempi perché, pur essendo il primo per talento, era sempre a disposizione degli ultimi. Ti dava sempre una grande soddisfazione», ha spiegato l’ex calciatore. Questo aspetto è cruciale: Maradona non era solo un fuoriclasse, ma anche un leader, un uomo che sapeva come far sentire i propri compagni parte del successo collettivo.

Critiche e speranze per il calcio italiano

L’intervento di Pecci non si è limitato a rievocare il passato; ha anche offerto una critica all’attuale panorama calcistico italiano. Secondo lui, «in generale è un campionato che ha meno qualità di molti altri». Pecci ha osservato come i grandi talenti di un tempo, come Maradona, Falcao o Rummenigge, oggi siano rari in Serie A. «Da primi siamo diventati una seconda linea del calcio europeo», ha aggiunto, evidenziando una crisi che affligge il campionato italiano.

Tuttavia, Pecci ha anche lasciato aperta la porta alla speranza, suggerendo che anche in un momento di difficoltà, ci possano essere delle sorprese. «Penso possa esserci una sorta di Leicester: può essere il Bologna o il Como, una squadra che non ti aspetti e che può fare la grande sorpresa». La sua visione del calcio attuale è intrisa di realismo, ma anche di ottimismo.

  1. Equilibrio: La mediocrità rende il campionato più equilibrato e avvincente.
  2. Lotta: Le squadre lottano fino all’ultimo senza sapere mai come finirà un incontro.

Eppure, la nostalgia per i tempi in cui il talento sembrava abbondare è palpabile nelle parole di Pecci. La sua analisi non è solo una critica, ma un invito a riflettere su ciò che è cambiato nel calcio italiano e su come sia necessario tornare a investire nella formazione e nello sviluppo dei giovani talenti. I campioni di oggi, secondo Pecci, non sono più quelli di un tempo, e questo richiede un ripensamento strategico da parte delle società, affinché la Serie A possa tornare a essere un punto di riferimento nel panorama calcistico europeo.

La storia di Pecci e Maradona ci ricorda che, anche nei momenti più bui, la bellezza del calcio può ancora sorprendere e affascinare. È fondamentale continuare a cercare talenti e a coltivare la passione per questo sport che unisce generazioni e culture diverse.

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