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Panatta rifiuta di allenare Sinner: Non fa per me

Adriano Panatta, uno dei più grandi tennisti italiani di sempre, ha recentemente condiviso le sue opinioni riguardo alla possibilità di allenare Jannik Sinner, il giovane talento del tennis azzurro che sta conquistando il mondo. Intervenuto a Rai Radio1 durante il programma “Un Giorno da Pecora”, Panatta ha risposto in modo chiaro e diretto alla domanda se gli sarebbe piaciuto prendere sotto la sua ala Sinner. “Per carità, non è la vita che fa per me”, ha affermato Panatta, sottolineando la difficoltà e l’impegno richiesto dal ruolo di coach.

L’ex campione ha spiegato che allenare un giocatore di alto livello implica una dedizione quasi monacale, con giorni di lavoro che si estendono per almeno 300 giorni all’anno. “Il coach deve avere una vocazione particolare”, ha aggiunto, evidenziando come l’impegno richiesto non sia soltanto fisico ma anche mentale. “E poi dover parlare sempre di tennis, figurati, io mi annoio dopo 5 minuti…”, ha scherzato, lasciando trasparire il suo carattere vivace e la sua avversione per la routine.

Il momento cruciale per Sinner

Queste parole di Panatta giungono in un momento cruciale per Sinner, che ha recentemente subito un infortunio che lo ha costretto a una breve pausa. Il divieto di allenarsi nei club affiliati alle federazioni sta per terminare, e il numero uno al mondo, secondo quanto riportato da Sky, ha deciso di non farsi vedere al Montecarlo Country Club. Invece, Sinner ha scelto di continuare a lavorare in palestra, un approccio che riflette il suo impegno e la sua determinazione a tornare in forma.

La scelta di Sinner di non allenarsi sui campi tradizionali potrebbe essere interpretata come una strategia per evitare il rischio di aggravare l’infortunio, mentre si prepara per il suo ritorno ufficiale alle competizioni, previsto per gli Internazionali d’Italia a Roma, che si svolgeranno dal 7 al 18 maggio. Questo torneo, che si tiene all’interno del Foro Italico, è uno dei più importanti del circuito ATP e rappresenta un’opportunità fondamentale per Sinner di riprendere confidenza con il gioco.

L’influenza di Panatta nel tennis italiano

La figura di Panatta, che ha segnato la storia del tennis italiano negli anni ’70 con la sua vittoria al Roland Garros nel 1976, è ancora molto influente nel panorama tennistico. Oltre ai suoi successi sul campo, Panatta è conosciuto per la sua personalità carismatica e il suo approccio diretto e sincero. Le sue dichiarazioni sull’allenamento di Sinner non solo rivelano il suo rispetto per il lavoro di un coach, ma anche una certa riluttanza a intraprendere un percorso che richiede una dedizione completa.

Sinner, dal canto suo, sta rapidamente diventando una figura di riferimento nel tennis mondiale. Nato il 16 agosto 2001 a San Candido, in Alto Adige, ha mostrato fin da giovane un talento straordinario. Dopo aver raggiunto le semifinali al Roland Garros nel 2020, è divenuto il più giovane giocatore a entrare nella top ten del ranking ATP. La sua ascesa è stata accompagnata da una serie di prestazioni impressionanti, inclusa la vittoria in importanti tornei come il Masters 1000 di Miami nel 2021.

Il rapporto tra Sinner e il suo allenatore

Il rapporto tra Sinner e il suo attuale allenatore, Riccardo Piatti, è stato fondamentale nel suo sviluppo come giocatore. Piatti, che ha lavorato con altri tennisti di successo come Novak Djokovic e Marin Cilic, ha saputo guidare Sinner attraverso le sfide della sua carriera, contribuendo a plasmare il suo stile di gioco e la sua mentalità competitiva. La scelta di Sinner di continuare l’allenamento in palestra, piuttosto che sul campo, potrebbe indicare un approccio più olistico e mirato al recupero fisico, fondamentale per affrontare un calendario tennistico intenso.

Le parole di Panatta sollevano anche un’importante riflessione sul ruolo dell’allenatore nel tennis professionistico. Mentre alcuni ex campioni scelgono di dedicarsi alla carriera di coach, altri, come Panatta, preferiscono mantenere una certa distanza, consapevoli delle sfide e delle pressioni che questo comporta. La figura del coach è spesso quella di un mentore, capace di trasmettere esperienze e strategie, ma comporta anche una responsabilità significativa nel guidare i propri allievi verso il successo.

In conclusione, il mondo del tennis continua a seguire con interesse le carriere di atleti come Jannik Sinner e le opinioni di leggende come Adriano Panatta. Mentre Sinner si prepara a ritornare in campo, la sua crescita e il supporto del suo team saranno cruciali nel determinare il suo futuro. Il tennis italiano guarda con attenzione a questi sviluppi, sperando che il giovane talento possa continuare a brillare nei tornei internazionali e a portare il tricolore in alto.

Luca Baldini

Ciao a tutti, mi chiamo Luca Baldini e sono redattore sportivo di Wigglesport! Scommetto che non vi sareste mai aspettati di incontrare un tizio così appassionato di sport "minori". Ebbene sì, mentre tutti gli altri seguono i grandi nomi del calcio e del basket, io mi tuffo a capofitto nel mondo affascinante delle discipline meno conosciute! La mia curiosità per gli sport alternativi è nata quasi per caso. Cresciuto tra le Alpi piemontesi, tra una discesa sugli sci e una partita a curling con gli amici, ho sviluppato un amore viscerale per tutte quelle attività che non sempre fanno i titoli dei giornali. Dai Campionati Mondiali di Badminton ai Tornei Internazionali di Bocce, ho sempre avuto un debole per tutto ciò che è insolito e sorprendente. Dopo aver terminato gli studi in Comunicazione e Giornalismo a Torino, ho realizzato il mio sogno di diventare redattore sportivo, portando con me questa passione fuori dal comune. All'inizio la mia famiglia e i miei amici mi prendevano bonariamente in giro ("Luca, chi vuoi che legga di un torneo di cricket islandese?"), ma con il tempo hanno imparato ad apprezzare la bellezza degli sport minori e il mio modo di raccontarli. Ho avuto la fortuna di viaggiare in tutto il mondo per seguire competizioni di ogni genere, descrivendo con passione le performance di atleti incredibili che gareggiano lontano dai riflettori della ribalta mediatica. La mia scrivania? Un arcobaleno di locandine di eventi da ogni angolo del globo! Se c'è una cosa che amo del mio lavoro, è la capacità di portare alla luce storie emozionanti e spesso trascurate. Raccontare le gesta di un arciere paralimpico o la preparazione di una squadra di rugby su sedia a rotelle mi riempie di orgoglio e mi spinge a essere sempre più curioso. Quando non sono impegnato a scrivere o a seguire competizioni improbabili, mi piace partecipare personalmente ad alcuni di questi sport. E sì, ho collezionato più magliette da gara di corse con i sacchi e di tornei di palla tamburello di quante ne possa contare! Quindi, se mai sentite parlare di uno sport di cui nessuno sa nulla, c'è una buona possibilità che io sia lì a raccontarlo. Perché, in fondo, ogni disciplina ha una sua magia speciale, e io sono qui per condividere quella magia con voi. A presto,

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