Oggi il mondo del tennis è in lutto per la scomparsa di Nicola Pietrangeli, un autentico gigante dello sport italiano, che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia di questa disciplina. Adriano Panatta, uno dei più noti tennisti italiani, ha condiviso i suoi ricordi affettuosi su Pietrangeli nel programma ‘Storie Italiane’ di Rai1, raccontando un’amicizia che ha attraversato decenni e ha saputo resistere anche alle piccole rivalità tipiche dello sport.
un’amicizia speciale
“Nicola era il mio amico, anche se ci beccavamo ogni tanto, ma era un gioco che facevamo”, ha esordito Panatta, sottolineando il legame speciale che li univa. In un’epoca in cui il tennis italiano stava emergendo sulla scena mondiale, Pietrangeli rappresentava una figura iconica. Con la sua carriera che includeva due titoli del Roland Garros e un’incredibile presenza in Coppa Davis, Pietrangeli era già considerato una leggenda quando Panatta iniziava a farsi strada nel circuito professionistico.
ricordi di un grande campione
Con un sorriso, Panatta ha ricordato come, alla sua nascita, Pietrangeli fosse già un promettente 17enne che giocava al Tennis Club Parioli. “Era già una promessa”, ha detto Panatta, “e poi abbiamo fatto un po’ il cambio della guardia io e lui”. Le parole di Panatta catturano non solo la stima per le abilità tennistiche di Pietrangeli, ma anche la profonda amicizia che si era sviluppata tra i due campioni, che hanno condiviso momenti di divertimento e vacanze insieme.
La figura di Pietrangeli non si limita ai suoi successi sportivi. Era un personaggio straordinario, capace di trasmettere gioia e allegria a chiunque lo circondasse. La sua personalità vivace e il suo spirito competitivo hanno fatto di lui un simbolo del tennis italiano, ispirando generazioni di tennisti. Nonostante il successo, Pietrangeli ha sempre mantenuto i piedi per terra, mostrando un lato umano che ha conquistato il cuore dei fan e dei suoi colleghi.
un addio doloroso
Tuttavia, gli ultimi mesi della vita di Pietrangeli sono stati segnati da una profonda tristezza. Panatta ha rivelato il dolore che il suo amico ha vissuto per la perdita del figlio, Giorgino. “La cosa che mi faceva più male in questo ultimo periodo era che non volevo che soffrisse”, ha commentato Panatta. La perdita di un figlio è una delle esperienze più devastanti che una persona possa affrontare, e Pietrangeli, nonostante la sua grande forza, ha dovuto combattere con un dolore inimmaginabile.
“Ho chiamato Nicola pochi giorni fa e gli ho detto: ‘alzati dal letto, accidenti a te’. Lui mi diceva che non voleva”, ha continuato Panatta, rivelando il profondo affetto e la preoccupazione che provava per il suo amico. La loro amicizia andava oltre il tennis; era un legame di sostegno reciproco nei momenti difficili. Panatta ha voluto ricordare Pietrangeli non solo come un grande atleta, ma anche come un uomo che ha affrontato la vita con coraggio, nonostante le avversità.
l’eredità di pietrangeli
Nicola Pietrangeli ha compiuto 92 anni e ha avuto una carriera straordinaria, diventando un punto di riferimento nel tennis mondiale. Ha guidato la squadra italiana di Coppa Davis nel 1976, portando l’Italia a una storica vittoria, e ha ispirato molti giovani tennisti a seguire le sue orme. La sua eredità vive non solo nei trofei e nei riconoscimenti, ma anche nei ricordi di coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di competere al suo fianco.
Il tennis italiano ha perso una delle sue figure più rappresentative e ammirate, ma i suoi insegnamenti e il suo spirito continueranno a vivere nel cuore degli appassionati. La passione di Pietrangeli per il tennis e la sua capacità di trasmettere gioia attraverso il gioco rimarranno sempre un esempio da seguire.
In un momento di grande tristezza, le parole di Panatta ci ricordano di celebrare la vita e il contributo di Nicola Pietrangeli. “Io lo voglio ricordare con allegria”, ha concluso Panatta, un messaggio che racchiude l’essenza di chi è stato Pietrangeli: un campione, un amico e un’icona che ha lasciato un segno profondo nel mondo del tennis e nelle vite di coloro che lo hanno conosciuto. La sua storia non è solo quella di un atleta, ma di un uomo che ha saputo affrontare le sfide con dignità e umanità, rendendo il mondo del tennis un posto migliore.
