MotoGP, cosa succede davvero nei box: il lato nascosto che non vedi in TV

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Nell'immagine, una gara di MotoGP. - @ANSA

Luca Antonelli

1 Settembre 2025

Tra sguardi, silenzi e decisioni istantanee: nei box si decide tutto prima ancora della pista.

Ogni gara di MotoGP che si rispetti ha due scenari: uno visibile, fatto di sorpassi, traiettorie e cadute. L’altro, nascosto tra le pareti insonorizzate dei box, è quello dove tutto inizia e, spesso, si decide. Chi guarda da casa vede solo le immagini filtrate: tecnici che si muovono attorno alla moto, piloti che si siedono, annuiscono, ripartono. Ma la realtà è ben più complessa. Nei box, la tensione ha un odore, le decisioni hanno secondi contati e i margini di errore sono praticamente nulli.

Ogni squadra ha una sua coreografia, fatta di gesti precisi e parole pesate. Il box non è solo il luogo in cui si montano gomme o si regola l’elettronica: è il vero cervello operativo del weekend. È lì che si fa la differenza tra un giro buono e uno perso per sempre.

Meccanici, ingegneri e dati: il lavoro invisibile di chi resta dietro le quinte

Nel box si parla poco e si ascolta molto. Le informazioni arrivano in tempo reale dai sensori installati sulla moto e vengono analizzate da ingegneri che devono rispondere in minuti, a volte in secondi. I meccanici lavorano con gesti automatici, mani veloci e sguardi sincronizzati. Hanno turni lunghi e margini di errore inesistenti. Una vite troppo stretta, una pressione sbagliata nei pneumatici o un ritardo nel cambio mappa possono costare tutto.

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Nell’immagine, duello tra Ducati ed Aprilia. – @ANSA

Ogni pilota ha un suo microcosmo. Quando rientra, non dice mai troppo. Uno sguardo al capotecnico, due parole sussurrate, poi tocca alla telemetria. A parlare, spesso, è la moto stessa. Il comportamento in curva, le derapate controllate, la risposta all’acceleratore. I dati sono letti come se fossero frasi: se il motore non risponde bene in terza marcia, lo capiscono da una linea spezzata sullo schermo.

Durante le qualifiche, il box si trasforma. I monitor diventano occhi nervosi, ogni team ascolta i rivali, i tempi, i rumori delle altre moto. Nessuno parla, ma tutti sanno. E poi, quando il pilota rientra, si rivedono quei secondi di giro come una sequenza chirurgica: dove ha perso due decimi, dove poteva allargare prima, dove ha frenato troppo. Ogni dettaglio pesa.

E c’è un dettaglio che sfugge ai più: i gesti scaramantici. Ogni pilota, ogni meccanico ha il suo rito. Dalla posizione del casco, al verso in cui si apre la tuta, ai calzini sempre identici. In un mondo dove si corre a oltre 300 all’ora, la superstizione diventa un modo per controllare l’ingovernabile.

Strategie, radio e tensione: nel box si vince prima di scendere in pista

I team manager e gli ingegneri di pista giocano un ruolo decisivo. Ogni decisione è una scommessa: entrare prima per il cambio gomme, rischiare una mappa più aggressiva, scegliere l’assetto in base alle nuvole. Tutto accade nel box. E spesso non viene comunicato in tempo reale nemmeno al pubblico. Le strategie, in MotoGP, si decidono su base istintiva, ma sempre supportate da dati precisi.

C’è poi il rapporto pilota-box. In TV si vede un’intervista, una stretta di mano. Ma dentro, le dinamiche sono complesse. A volte fredde, altre volte intense. C’è chi urla, chi si chiude, chi ascolta senza dire niente. Ma quando c’è sintonia, si vede subito. Basta guardare come il pilota rientra: se si ferma davanti alla moto, se si volta verso l’ingegnere, se si siede senza togliersi il casco. Tutto racconta qualcosa.

La radio non è sempre aperta. Molti piloti preferiscono correre in silenzio, affidandosi al gesto, alla bandiera, al tabellone. Altri invece vogliono sapere tutto, curva per curva. E chi sta al muretto sa che ogni parola può aiutare o destabilizzare. Anche il tono, anche un silenzio troppo lungo.

Il box, insomma, è un teatro. Ma non per gli spettatori: è uno spazio chiuso, fatto di segreti, ruoli e silenzi. Un luogo in cui si respira benzina, sì, ma anche pressione, intuito e lucidità. Chi lo vive sa che lì, prima ancora della pista, si capisce chi è davvero pronto per vincere.

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