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Maradona: stop alla valutazione esterna dopo l’ultima operazione chirurgica

Il 3 novembre 2020 segna una data tragica nella storia del calcio argentino e mondiale. Diego Armando Maradona, considerato uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi, subisce un intervento chirurgico che si rivela cruciale e, purtroppo, fatale. Ventidue giorni dopo, il 25 novembre, Maradona muore in circostanze che sollevano interrogativi e polemiche, portando a un processo per accertare le responsabilità della sua morte. Recentemente, durante il processo, sono emerse rivelazioni inquietanti riguardanti la gestione delle sue condizioni post-operatorie.

la testimonianza di Fernando Villarejo

Fernando Villarejo, capo del reparto di terapia intensiva della clinica Olivos, dove Maradona è stato operato, ha testimoniato che il chirurgo Leopoldo Luque, il medico a capo del team che ha seguito la leggenda del calcio, ha negato l’accesso a medici esterni che avrebbero dovuto valutare la situazione del paziente. Questa dichiarazione ha acceso un faro sulle pratiche mediche adottate nei giorni successivi all’operazione e sulla trasparenza nella gestione della salute di Maradona.

Villarejo ha spiegato che il dottor Mario Schiter e una psichiatra, contattati dalle figlie di Maradona, erano stati autorizzati a intervenire e valutare le condizioni del loro padre. Tuttavia, Luque ha impedito loro di entrare nella clinica, considerandolo un gesto “strano e intempestivo”. Questo divieto ha sollevato interrogativi sulle motivazioni dietro questa decisione e sull’eventualità che Maradona avesse bisogno di un intervento di riabilitazione, dato il suo stato di salute precario.

la salute di maradona: un quadro complesso

La testimonianza di Villarejo ha ulteriormente svelato il quadro complesso della salute di Maradona. Accedendo alla cartella clinica del calciatore, il medico ha potuto constatare che il campione continuava a essere “un paziente molto complesso con pluripatologie di difficile controllo”. Maradona aveva una storia di problemi di salute che includevano:

  1. Dipendenze
  2. Malattie cardiache
  3. Complicazioni neurologiche

Queste condizioni richiedevano una gestione attenta e multidisciplinare.

polemiche e richieste di giustizia

Il contesto della morte di Maradona è intriso di polemiche e accuse. La sua vita, segnata da successi straordinari sul campo e da una lotta continua contro le sue dipendenze, è stata oggetto di una costante attenzione mediatica. La sua morte ha scatenato una serie di interrogativi sull’assistenza sanitaria a cui era sottoposto, non solo durante il periodo post-operatorio, ma anche negli anni precedenti. Le figlie di Maradona hanno espresso il loro disappunto riguardo al rifiuto di Luque di far entrare i medici esterni, evidenziando una mancanza di comunicazione tra i professionisti della salute e la famiglia del calciatore.

In Argentina, la morte di Maradona ha scatenato un’ondata di indignazione e richieste di giustizia. La figura di Maradona è un simbolo nazionale, e la sua perdita ha toccato le corde più profonde della società argentina. L’amore e l’ammirazione per Maradona trascendono il mondo del calcio; egli rappresenta un’epoca, un modo di vivere e una passione collettiva.

Il processo in corso ha attirato l’attenzione di media e opinione pubblica, con la speranza che possa portare a una maggiore chiarezza sui fatti accaduti e sulle responsabilità di chi ha avuto in cura Maradona. Molti si chiedono se ci saranno conseguenze per i medici coinvolti e se le istituzioni sanitarie prenderanno misure per garantire che simili situazioni non si ripetano in futuro.

La vita e la morte di Maradona pongono interrogativi non solo sulla professione medica, ma anche su come la società affronta le fragilità umane, specialmente quando queste si manifestano in figure pubbliche. Il caso di Maradona è emblematico di un problema più ampio che riguarda molti atleti professionisti: la pressione costante di performare al massimo livello, spesso a scapito della salute personale. Le recenti rivelazioni sul suo stato di salute e sulla gestione della sua cura mettono in evidenza l’importanza di un approccio più umano e integrato verso la salute degli sportivi, che deve includere non solo l’aspetto fisico, ma anche quello psicologico e sociale.

Luca Baldini

Ciao a tutti, mi chiamo Luca Baldini e sono redattore sportivo di Wigglesport! Scommetto che non vi sareste mai aspettati di incontrare un tizio così appassionato di sport "minori". Ebbene sì, mentre tutti gli altri seguono i grandi nomi del calcio e del basket, io mi tuffo a capofitto nel mondo affascinante delle discipline meno conosciute! La mia curiosità per gli sport alternativi è nata quasi per caso. Cresciuto tra le Alpi piemontesi, tra una discesa sugli sci e una partita a curling con gli amici, ho sviluppato un amore viscerale per tutte quelle attività che non sempre fanno i titoli dei giornali. Dai Campionati Mondiali di Badminton ai Tornei Internazionali di Bocce, ho sempre avuto un debole per tutto ciò che è insolito e sorprendente. Dopo aver terminato gli studi in Comunicazione e Giornalismo a Torino, ho realizzato il mio sogno di diventare redattore sportivo, portando con me questa passione fuori dal comune. All'inizio la mia famiglia e i miei amici mi prendevano bonariamente in giro ("Luca, chi vuoi che legga di un torneo di cricket islandese?"), ma con il tempo hanno imparato ad apprezzare la bellezza degli sport minori e il mio modo di raccontarli. Ho avuto la fortuna di viaggiare in tutto il mondo per seguire competizioni di ogni genere, descrivendo con passione le performance di atleti incredibili che gareggiano lontano dai riflettori della ribalta mediatica. La mia scrivania? Un arcobaleno di locandine di eventi da ogni angolo del globo! Se c'è una cosa che amo del mio lavoro, è la capacità di portare alla luce storie emozionanti e spesso trascurate. Raccontare le gesta di un arciere paralimpico o la preparazione di una squadra di rugby su sedia a rotelle mi riempie di orgoglio e mi spinge a essere sempre più curioso. Quando non sono impegnato a scrivere o a seguire competizioni improbabili, mi piace partecipare personalmente ad alcuni di questi sport. E sì, ho collezionato più magliette da gara di corse con i sacchi e di tornei di palla tamburello di quante ne possa contare! Quindi, se mai sentite parlare di uno sport di cui nessuno sa nulla, c'è una buona possibilità che io sia lì a raccontarlo. Perché, in fondo, ogni disciplina ha una sua magia speciale, e io sono qui per condividere quella magia con voi. A presto,

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