Malesia esce dal giro della F1: troppo costosa per tornare protagonista sui circuiti internazionali

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Sepang assente dal 2018. - @ANSA

Luca Antonelli

23 Agosto 2025

Sepang saluta la Formula 1: costi insostenibili e calendario affollato spingono Kuala Lumpur a rinunciare a un Gran Premio, mentre la Thailandia si prepara come possibile alternativa dal 2028.

La Malesia chiude le porte alla Formula 1, almeno per ora. Il governo di Kuala Lumpur ha confermato che non ospiterà Gran Premi nei prossimi anni sul circuito di Sepang. La decisione è stata annunciata dal ministro dello Sport Hannah Yeoh, che ha spiegato come il costo per riportare il circus nel Paese sia oggi fuori portata.

Per rientrare nel calendario, la Malesia dovrebbe firmare un contratto con Liberty Media, la società che detiene i diritti commerciali della F1. Un accordo triennale o quinquennale costerebbe circa 1,5 miliardi di ringgit — ovvero oltre 300 milioni di euro. A questi si aggiungerebbero almeno 2 milioni di euro all’anno per mantenere il circuito agli standard richiesti dalla FIA.

L’ultimo Gran Premio malese si è svolto nel 2017, mentre la cancellazione dal calendario è diventata effettiva dal 2018. Da allora, Sepang ha proseguito con successo il suo percorso nella MotoGP, che resta un evento di riferimento nel sud-est asiatico.

Costi insostenibili e calendario pieno: perché la Malesia si ferma

L’equazione economica non regge più. I diritti per ospitare la Formula 1 sono lievitati. Oggi servirebbero almeno 1,5 miliardi di ringgit (circa 304 milioni di euro) solo per l’accordo. A questi si sommano circa 10 milioni di ringgit all’anno per garantire l’efficienza del circuito. Per le autorità malesi, si tratta di una spesa non giustificabile con il ritorno economico previsto.

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C’è una lista d’attesa per tornare in Formula 1. – @ANSA

Il calendario F1 è già saturo. Con tappe consolidate in Europa, Medio Oriente e altre aree dell’Asia, trovare spazio per Sepang è difficile. Anche l’interesse commerciale della F1 si sta spostando verso mercati più nuovi e promettenti, lasciando la Malesia ai margini.

A conferma, già nel 2018 le autorità avevano espresso dubbi sulla sostenibilità dell’evento, ritenendo che non portasse benefici economici adeguati al Paese. Oggi quella scelta si consolida.

Nel frattempo, la Malesia continua a ospitare la MotoGP, mantenendo viva la vocazione motoristica del tracciato di Sepang. Una strategia più mirata e, almeno per ora, più sostenibile.

Thailandia all’attacco: Bangkok punta alla Formula 1 dal 2028

Mentre la Malesia fa un passo indietro, la Thailandia si fa avanti. Il governo thailandese sta lavorando per portare un Gran Premio urbano a Bangkok entro il 2028, con un piano di investimenti da 1,2 miliardi di dollari.

Il progetto è ambizioso: le autorità locali vogliono creare un circuito cittadino nel cuore della capitale, simile a quello già sperimentato a Singapore. L’obiettivo è attrarre turismo, attenzione mediatica e nuove opportunità economiche.

Se l’operazione dovesse andare in porto, la Thailandia diventerebbe un nuovo punto fermo per la Formula 1 nel sud-est asiatico. Per la Malesia, significherebbe lasciare spazio a un concorrente diretto, rinunciando a un evento che per anni ha portato visibilità internazionale.

Eppure, Sepang non è destinato all’abbandono. Resta un’infrastruttura moderna e strategica, ancora al centro di eventi come la MotoGP, oltre a test automobilistici e gare locali. La chiusura alla F1, quindi, non è un addio ai motori, ma una scelta economica e politica ben precisa.

 

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