Malagò: lo sport come medicina per combattere il razzismo - ©ANSA Photo
Il razismo rappresenta una piaga persistente nella nostra società, manifestandosi in diversi ambiti, tra cui quello sportivo. Giovanni Malagò, presidente del Coni, ha recentemente messo in evidenza l’importanza dello sport come strumento di lotta contro questa problematica. Durante un video collegamento per l’iniziativa ‘Un calcio al razzismo’, Malagò ha espresso entusiasmo per un progetto avviato dall’Università di Messina in collaborazione con le Acli, mirato a rendere protagoniste le persone meno fortunate in eventi sportivi.
Malagò ha dichiarato: “Creare questo progetto partendo dall’Università di Messina con gli amici delle Acli è qualcosa di straordinario. Ha una funzione sociale perché si rendono delle persone meno fortunate protagoniste di eventi sportivi.” Questa iniziativa non solo offre opportunità a chi è spesso emarginato, ma rappresenta anche un passo significativo verso una società più inclusiva.
Il presidente del Coni ha sottolineato come lo sport possa fungere da “portabandiera” nella lotta contro le ingiustizie sociali. “Lo sport diventa la prima medicina per curare aspetti tristi, piaghe del nostro mondo, dando dignità alle persone”, ha continuato Malagò. Queste parole risuonano in un contesto in cui il razzismo continua a rappresentare una sfida significativa. Lo sport, con la sua capacità di unire le persone al di là delle differenze culturali, etniche e sociali, ha il potenziale per fungere da catalizzatore per il cambiamento.
Malagò ha anche menzionato il sostegno del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), evidenziando che questo ente ha dedicato fondi e iniziative a sostegno della lotta contro il razzismo. “Vi voglio fare i complimenti, perché dovete sapere che il CIO su questo tema da diversi anni ha dedicato fondi, impegni, iniziative e una squadra olimpica per sostenere quello che presentate anche voi oggi”, ha aggiunto. Questo impegno dimostra che la lotta contro il razzismo non è solo una questione locale, ma una sfida globale che richiede sforzi concertati da parte di tutti gli attori coinvolti.
Un esempio tangibile di questo impegno è la creazione di una nazionale di migranti che partecipa alle Olimpiadi. “Una di queste persone ha anche vinto nel mondo della boxe a Parigi”, ha fatto notare Malagò, dimostrando come lo sport possa offrire opportunità di successo e visibilità a chi, per varie ragioni, è stato costretto a lasciare il proprio paese.
Durante l’evento, è intervenuto anche Damiano Lembo, presidente nazionale dell’US Acli, che ha sottolineato l’importanza dell’educazione e della socializzazione attraverso lo sport. “E’ un’occasione importante, già il titolo ‘il valore educativo e sociale dello sport’, porta con sé una serie di valutazioni. E’ un tema importantissimo e quanto mai attuale”, ha affermato Lembo. La sua analisi si concentra sulla nuova concezione di sport, che non è più vista solo come un’attività fisica, ma come un’opportunità per costruire relazioni, inclusione e rispetto tra le diverse comunità.
Lembo ha inoltre evidenziato il ruolo cruciale di diverse parti coinvolte nel sistema sportivo, che vanno dall’università agli enti sportivi, fino alle amministrazioni locali. “C’è quel patto sociale che mette insieme tutti quegli attori che sono chiamati a declinare lo sport con socializzazione, inclusione, rispetto”, ha detto. Questo approccio integrato è fondamentale per garantire che i valori di inclusione e rispetto siano concretizzati in pratiche quotidiane.
La Costituzione italiana, con i suoi principi di uguaglianza e rispetto per la dignità umana, rappresenta una base solida su cui costruire iniziative sportive inclusive. La definizione di sport, ora più che mai, è legata a questi valori, e il lavoro svolto da organizzazioni come le Acli e il Coni dimostra come la comunità sportiva possa svolgere un ruolo attivo nella promozione di una società più giusta e inclusiva.
Nell’era della globalizzazione e della migrazione, il tema del razzismo nello sport è diventato sempre più rilevante. Ogni episodio di discriminazione, che sia sui campi di gioco o nelle tribune, rappresenta una ferita profonda nella coscienza collettiva. Tuttavia, iniziative come ‘Un calcio al razzismo’ offrono una luce di speranza, dimostrando che lo sport può essere un potente strumento per il cambiamento sociale.
La lotta contro il razzismo deve essere un impegno collettivo che coinvolge non solo gli atleti e le federazioni sportive, ma anche le istituzioni, le scuole e le comunità. Solo collaborando e unendo le forze possiamo sperare di costruire un futuro in cui il rispetto e l’inclusione siano la norma, piuttosto che l’eccezione. In questa battaglia, lo sport ha il potere di essere non solo un campo di competizione, ma anche un terreno fertile per la crescita personale e sociale.
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