Malagò avverte: la vendita di San Siro sarebbe stata una follia

Malagò avverte: la vendita di San Siro sarebbe stata una follia

Malagò avverte: la vendita di San Siro sarebbe stata una follia - ©ANSA Photo

Stefano Cerulli

30 Settembre 2025

Il dibattito sulla vendita di San Siro, uno dei simboli del calcio mondiale, sta suscitando grande interesse tra appassionati e addetti ai lavori. Giovanni Malagò, presidente della Fondazione Milano-Cortina 2026, ha recentemente espresso la sua opinione in merito durante il Global Summit del WTTC (World Travel and Tourism Council) a Roma. Le sue dichiarazioni evidenziano l’importanza di una decisione che potrebbe segnare un cambiamento fondamentale per il calcio italiano.

Malagò ha sottolineato che sarebbe stato un “errore pazzesco” non procedere con la vendita dello stadio, mettendo in luce la necessità di considerare il futuro del calcio in un contesto in continua evoluzione. Ha affermato: “Non metto bocca sugli aspetti contrattuali, ma culturalmente e ideologicamente sono assolutamente a favore”. Questo approccio riflette un pensiero più ampio: le società calcistiche devono adattarsi alle nuove sfide economiche e culturali.

L’importanza storica di San Siro

Inaugurato nel 1926, San Siro ha ospitato eventi storici, da partite di campionato a finali di Coppa del Mondo e di Champions League. È un simbolo non solo per l’Inter e il Milan, ma per l’intero calcio italiano. La vendita di San Siro, secondo Malagò, rappresenterebbe un’opportunità per:

  1. Rinnovare e riqualificare l’impianto.
  2. Rendere lo stadio competitivo con le sfide moderne.
  3. Attirare eventi sportivi e musicali di grande rilievo.

Opportunità per il futuro del calcio italiano

Malagò ha anche messo in evidenza il coinvolgimento dell’Italia nell’organizzazione degli Europei di calcio. Ha osservato che altre grandi città con impianti moderni sono riuscite a ospitare eventi significativi, evidenziando la necessità di un approccio più attivo da parte delle istituzioni italiane. Le città con stadi ben attrezzati non solo attraggono manifestazioni sportive, ma contribuiscono anche all’economia locale.

La questione della vendita di San Siro tocca anche il tema degli investimenti nel settore sportivo. Con l’industria del calcio in crescita a livello globale, le società italiane devono essere pronte a competere con club di altri paesi che hanno già investito nelle loro infrastrutture. Se ristrutturato, San Siro potrebbe diventare un punto di riferimento per eventi di vario genere, attirando un pubblico sempre più ampio.

Riflessioni finali

Dal punto di vista economico, la vendita di San Siro potrebbe liberare fondi significativi per le società e il Comune di Milano, permettendo di reinvestirli in progetti culturali e sportivi. Tuttavia, è cruciale che queste operazioni siano gestite con trasparenza e un piano strategico ben definito, per tutelare gli interessi della comunità e dei tifosi.

Inoltre, il dibattito sulla vendita non riguarda solo l’aspetto economico, ma anche quello identitario. I tifosi delle due squadre milanesi hanno un legame profondo con lo stadio, che è parte integrante della loro storia e cultura calcistica. Qualsiasi decisione deve tenere conto delle emozioni e dei sentimenti dei sostenitori, che vivono il calcio come un modo di appartenere a una comunità.

Malagò, da esperto dirigente sportivo, è consapevole di queste dinamiche e del fatto che il futuro del calcio italiano dipende dalla capacità di innovare e abbracciare il cambiamento. La vendita di San Siro potrebbe rappresentare un’opportunità unica per rimanere competitivi a livello internazionale.

In conclusione, la questione della vendita di San Siro è complessa e richiede un’approfondita riflessione da parte di tutti gli attori coinvolti. Le parole di Giovanni Malagò sottolineano l’urgenza di non rimanere ancorati a un passato glorioso, ma di guardare al futuro con una visione chiara e ambiziosa. Il cambiamento è inevitabile e affrontarlo con una mentalità aperta e proattiva è fondamentale per garantire un futuro brillante non solo per le società calcistiche, ma per l’intero movimento sportivo italiano.

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