Le 3 scelte più discutibili fatte dagli arbitri nella storia del calcio

Gli arbitri di calcio anche prima del VAR hanno un ruolo difficile, che a volte li porta a compiere decisioni discutibili.

I Mondiali di calcio sono il momento più atteso per ogni tifoso. Il torneo in cui nazioni intere tifano per la stessa squadra e spesso anche persone meno appassionate di calcio si avvicinano allo sport. Si tratta però anche di momenti in cui decisioni arbitrali controverse possono cambiare l’esito di partite che rimarranno nella storia del calcio e di un’intera Nazionale. Scelte che alle volte possono decidere l’intera sorte di un Mondiale, chi alzerà la coppa e chi invece tornerà a casa.

Due scelte sbagliate che hanno deciso un Mondiale

L’anno è il 1966 e il mondiale si gioca in Inghilterra. Nella patria del calcio moderno, si scontrano in finale la nazionale più forte del tempo, la Germania Ovest, e i padroni di casa. È una partita sentitissima, lo stadio di Wembley, la casa de Tre Leoni, è strapieno. I tempi regolamentari si concludono sul 2-2, si va ai supplementari. I tiri di rigore non esistono ancora: se il risultato non si sbloccasse, a decidere l’assegnazione della coppa più ambita del calcio sarebbe il lancio di una moneta.

Un finale che sarebbe stato meno controverso di quello che però effettivamente accadde. Al minuto 101, sul finire del primo tempo supplementare, l’attaccante inglese Hurts stoppo un cross dalla destra e colpisce la palla di collo pieno verso la porta tedesca. Il pallone sbatte sulla traversa, rimbalza alle spalle del portiere della Germania, poi a terra, verso il campo di gioco. L’arbitro svizzero Gottfried non ha visto, il guardalinee russo Bakhramov invece dice di sì. La palla secondo lui è entrata. Non era così, come poi mostreranno diverse immagini televisive. La partita finirà 4-2 per l’Inghilterra. Quello rimane l’unico mondiale vinto dai Tre Leoni.

Sempre l’Inghilterra è protagonista, anche se come vittima, della seconda decisione arbitrale errata tra le più contestate della storia dei mondiali. È il 1986, a guidare la nazionale argentina che vincerà quella coppa è Diego Armando Maradona. La partita è appunto Inghilterra Argentina, ed è ferma sullo 0-0. La partita è tesa anche per ragioni politiche. Solo quattro anni prima il Regno Unito aveva dichiarato e vinto una guerra contro l’Argentina, che aveva invaso le isole Falkland.

All’inizio del secondo tempo il difensore inglese Steve Hodge commette un errore. Alza involontariamente una palombella in area, ma non dovrebbe essere un problema. A contendere la sfera al portiere inglese Shilton, 185 centimetri di altezza, molti di più contando le mani protese verso l’alto, c’è Maradona, 20 centimetri più basso e che può raggiungere il pallone solo con la testa. A meno che non decida di toccarla anche lui con un braccio.

La mano de dios di Maradona
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Il numero 10 argentino devia la palla con un pugno e la sfera finisce in porta. Un gol chiaramente irregolare, che però l’arbitro tunisino Ali Bin Nasser non valuta correttamente. Sarà chiamata la “Mano de Dios”, la mano di Dio.

Pochi minuti dopo Maradona farà anche quello che è stato definito il gol del secolo, fissando il punteggio sul 2-1 finale. Un’azione personale unica, che partendo da centrocampo, in posizione defilata, lo porta a saltare mezza squadra inglese, portiere incluso, in dribbling. Una lunga e prolungata richiesta di perdono calcistico per quella scorrettezza appena commessa. Un gol che rimarrà nella storia, esattamente come la Mano de Dios. Quella rete irregolare resterà però decisiva nella vittoria dei mondiali dell’Argentina.

Una scelta degli arbitri giusta, ma controversa

Non tutte le scelte controverse della storia del calcio sono errori arbitrali. A volte, violando il protocollo, gli arbitri prendono decisioni che portano a un’esito corretto, ma che non avrebbe forse dovuto verificarsi se le regole della procedura arbitrale fossero state seguite correttamente. È il caso di uno degli episodi più clamorosi mai successi in una finale mondiale. La testata di Zinedine Zidane a Marco Materazzi nel 2006 a Berlino.

È il secondo tempo supplementare di una brutta finale dei mondiali. Italia e Francia pareggiano 1-1, i gol sono proprio di Zidane, su rigore entrato di millimetri, e di Marco Materazzi da sviluppi di calcio d’angolo. Lo stesso difensore azzurro aveva causato il penalty che aveva portato inizialmente la Francia in vantaggio. I due, insomma, sono i protagonisti della gara, nel bene e nel male.

La partita però sta per finire. Mancano pochi minuti, le formazioni sono stanche, il gioco falloso. Il capitano della Francia, Zidane, campione assoluto della sua generazione, sta facendo gli ultimi passi su un campo di calcio. Per lui quella sarà l’ultima partita in carriera, lo ha già annunciato. Dopo il mondiale ci sarà solo il ritiro.

Materazzi sta marcando Zidane su una punizione per la Francia. I due si spintonano, contatti normali in una partita di calcio. L’azione finisce nel nulla, ma non il litigio tra il difensore italiano e il fantasista francese. Scambi di insulti, un momento di silenzio, poi a centrocampo la testata di Zidane al petto di Materazzi. La palla però è lontana. Arbitro e entrambi i guardalinee non vedono nulla, se non il difensore a terra.

Il direttore di gara ferma il gioco. Buffon, uno dei pochi in campo ad aver visto quanto accaduto, corre verso l’arbitro spigandogli cosa è successo. Il VAR non esiste ancora, nessuno può richiamare l’arbitro a nessun monitor, nemmeno i maxischermi dello Stadio. Correttamente, arbitri e guardalinee non guardano gli schermi, nemmeno quelli delle panchine. Ma l’occhio del quarto uomo Cantalejo cade su uno di loro, che sta trasmettendo la testata.

Così il quarto ufficiale comunica all’arbitro quanto accaduto in auricolare. Non è corretto però espellere qualcuno su indicazione di un monitor. Elizondo, arbitro dell’incontro, lo sa, ma sa anche che il capitano della Francia ha appena commesso un’infrazione da rosso diretto. Va quindi dal guardalinee, che non ha visto nulla. Lo sa lui, lo sa anche lo stesso Elizondo, che ha anche un auricolare, tecnologia appena inserita.

Palloni da calcio
Unsplash @ Nathan Rogers | wigglesport.it

Non ha bisogno di andare dal guardalinee, ma ci va comunque. In seguito racconterà che si trattava di una messinscena per dare più autorevolezza alla sua decisione successiva, farla sembrare collegiale. Elizondo espelle Zidane, cambiando forse per sempre il destino di quella partita e del quarto mondiale della storia della Nazionale Italiana.

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