La rivoluzione del mental coaching: Romanazzi parla di Jacobs e del futuro di questo ruolo

La rivoluzione del mental coaching: Romanazzi parla di Jacobs e del futuro di questo ruolo

La rivoluzione del mental coaching: Romanazzi parla di Jacobs e del futuro di questo ruolo - ©ANSA Photo

Luca Baldini

26 Dicembre 2025

Dubai si prepara ad accogliere una serata di gala il 28 dicembre con i Globe Soccer Awards, un evento che celebra i campioni del calcio internazionale. Quest’anno, oltre ai nomi illustri come Kylian Mbappé, il giovane Yamal, il tecnico Luis Enrique e il ct della Germania Hansi Flick, ci sarà un’importante novità: una categoria dedicata ai mental coach. Tra i candidati figura un’italiana, Nicoletta Romanazzi, una figura di spicco nel mondo del coaching sportivo, che da oltre vent’anni supporta atleti di alto livello, tra cui l’oro olimpico Marcell Jacobs e il portiere della Nazionale Gigi Donnarumma.

In un’intervista telefonica con l’ANSA, Romanazzi ha espresso la sua soddisfazione per il riconoscimento della sua professione: “Sono felicissima che sia stato inserito questo premio anche per la mia categoria. Da anni porto avanti una vera e propria battaglia sul mio lavoro e vedere questo riconoscimento mi soddisfa”. Questo è un segno tangibile di come il mondo del coaching stia emergendo e guadagnando visibilità, anche se non mancano ancora delle resistenze.

la crescita del mental coaching

Negli ultimi anni, la figura del mental coach ha visto una crescita esponenziale. “La percezione in Italia è cambiata con la vittoria di Jacobs ai Giochi di Tokyo”, ha affermato Romanazzi. “Grazie al suo ringraziamento in mondovisione, molti atleti hanno iniziato ad aprirsi a questa figura. Marcell ha sdoganato il ruolo, rompendo gli argini di una tradizione che fino a quel momento sembrava impermeabile all’innovazione”. Nonostante il loro rapporto di collaborazione sia terminato, Romanazzi ha parlato del percorso di Jacobs, sottolineando le sfide e le difficoltà che ha affrontato negli ultimi anni.

Romanazzi ha seguito numerosi atleti di élite e ha notato un comune denominatore: la loro spinta competitiva. “Ogni storia è unica, ma il 99% delle volte mi sono trovata a dover gestire la loro elevata competitività”, ha spiegato. “Questa mentalità non lascia spazio al riposo, al piacere e al divertimento. Il rischio è il burn out per i manager o infortuni per gli atleti. Il mio ruolo è aiutarli a trovare un equilibrio”.

l’importanza dell’equilibrio

Un esempio positivo di questo equilibrio è rappresentato dal giovane tennista Jannik Sinner, che, secondo Romanazzi, è gestito in modo eccellente. “Quando rinuncia a un torneo o si prende un momento di pausa, lo fa per mantenere l’equilibrio”, ha affermato, evidenziando l’importanza di una gestione consapevole della propria carriera.

Romanazzi ha anche espresso il desiderio di lavorare con atleti di altre discipline, come la Formula 1 o il tennis. “Mi piacerebbe collaborare con atleti come Musetti o Cobolli. Ho escluso Jannik solo perché, quando lo guardo, non saprei come migliorarlo”, ha detto ridendo. La sua missione è quella di aiutare atleti già forti a raggiungere traguardi ancora più elevati, utilizzando tecniche di mental coaching che possono fare la differenza.

sfide e resistenze nel mondo dello sport

Tuttavia, nonostante il crescente interesse verso il coaching mentale, alcune discipline, come il calcio, sembrano essere più lente ad abbracciare questa nuova realtà. Romanazzi ha osservato: “C’è ancora un po’ di resistenza, principalmente a causa della vecchia guardia che non ha mai avuto bisogno di un supporto mentale. Molti allenatori sostengono che ai loro tempi non c’era bisogno di questa figura, ma io mi chiedo quanti campioni si siano persi perché non hanno avuto supporto mentale”.

Inoltre, ha evidenziato un altro aspetto importante: “Molti giovani atleti sono riluttanti a considerare il coaching, pensando che sia necessario solo in caso di problemi. Non si rendono conto che il nostro compito è anche quello di prevenire crisi o ansie da prestazione”. La visione di Romanazzi è chiara: portare il coaching nelle scuole, insegnando ai ragazzi come rendere la mente un alleato nelle sfide quotidiane. “Vorrei che i giovani imparassero a gestire le loro emozioni e a sviluppare una mentalità vincente fin da subito”, ha detto con determinazione.

Oggi, venticinque anni dopo l’emergere di questa professione, la figura del mental coach è finalmente riconosciuta e valorizzata. I successi di atleti come Jacobs hanno contribuito a cambiare la percezione del pubblico e degli sportivi, aprendo la strada a un futuro in cui il supporto mentale sarà considerato fondamentale per il successo. Con l’arrivo di categorie dedicate ai mental coach nei premi sportivi, come i Globe Soccer Awards, si delinea un panorama in cui il benessere mentale e la preparazione psicologica diventeranno sempre più parte integrante della formazione e della carriera di ogni atleta.

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