La colpa è di chi muore: dal sogno del calcio a un incubo inaspettato

La colpa è di chi muore: dal sogno del calcio a un incubo inaspettato

La colpa è di chi muore: dal sogno del calcio a un incubo inaspettato - ©ANSA Photo

Luisa Marcelli

18 Settembre 2025

La letteratura ha il potere di svelare realtà nascoste e di dare voce a storie che spesso rimangono nell’ombra. “La colpa è di chi muore”, il primo romanzo noir di Marco Bellinazzo, pubblicato da Fandango Libri, non fa eccezione. Con una prosa incisiva e una narrazione avvincente, Bellinazzo ci conduce in un viaggio attraverso il mondo del calcio, esplorando la sua bellezza ma anche le sue ombre più cupe.

L’autore, noto per i suoi saggi e inchieste sul tema del calcio, come “I veri padroni del calcio” e “Le nuove guerre del calcio”, abbandona la sua consueta forma di scrittura per immergersi in una storia di narrativa che affronta una tematica urgente e di grande attualità: il destino dei giovanissimi calciatori provenienti da contesti socio-economici difficili. In un’epoca in cui il calcio è spesso visto come un’opportunità di riscatto, Bellinazzo ci ricorda che per molti è solo una chimera, un sogno che si trasforma in incubo.

Un protagonista in cerca di verità

Il protagonista, Dante Millesi, rappresenta un alter ego dell’autore stesso. Giornalista di origini napoletane, Millesi si è trasferito in Lombardia, ma il richiamo delle sue radici e l’inevitabile destino dei giovani calciatori lo porteranno a confrontarsi con una realtà cruda e spietata. La narrazione prende avvio da un evento drammatico: il ritrovamento di un cadavere nel lago di Lugano. Questo misterioso evento funge da catalizzatore per una serie di eventi che porteranno Millesi a viaggiare tra Milano, Lagos e Parigi, città simbolo di speranza e di sogni, ma anche di disillusioni e sfruttamento.

Il calcio come metafora sociale

Il romanzo non si limita a raccontare la storia di un giornalista alle prese con un’indagine, ma si fa portavoce di un tema sociale rilevante. Bellinazzo esplora come il talento calcistico, invece di essere celebrato, possa diventare una condanna in un contesto dove la fame di successo si scontra con la brutalità del mercato. I giovanissimi calciatori nigeriani, in particolare, vengono descritti come vittime di un sistema che li sfrutta e li abbandona, intrappolandoli in un ciclo di violenza e disperazione.

In questo contesto, il talento non è solo un dono, ma una maledizione. Bellinazzo svela le dinamiche oscure che si celano dietro la promessa di una carriera sportiva, rivelando come spesso dietro il sogno ci siano figure ambigue pronte a speculare sulle speranze altrui. Il lettore viene così messo di fronte a una realtà scomoda: mentre alcuni raggiungono il successo, molti altri si perdono lungo il cammino, schiacciati dall’avidità e dall’indifferenza.

Una scrittura incisiva e coinvolgente

La scrittura di Bellinazzo è caratterizzata da uno stile diretto e incisivo, capace di trasmettere l’urgenza e la tensione della storia. Le descrizioni vivide e i dialoghi serrati rendono il racconto avvincente, mantenendo il lettore incollato alle pagine. Millesi, con la sua determinazione e il suo spirito di ribellione, diventa il simbolo di una lotta contro le ingiustizie, un uomo disposto a sacrificarsi per portare alla luce la verità.

In definitiva, “La colpa è di chi muore” si propone come un’opera necessaria, capace di sollevare interrogativi e stimolare una riflessione profonda sul nostro rapporto con il calcio e, più in generale, con i sogni. Attraverso la figura di Millesi e le sue esperienze, il lettore viene invitato a confrontarsi con la realtà di chi vive ai margini, con le conseguenze di un sistema che spesso dimentica i più vulnerabili. Questo romanzo non è solo una storia di calcio, ma una storia di vita, di speranza e di lotta contro le ingiustizie che meritano di essere ascoltate.

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