Italia asimmetrica: perché molti non praticano sport?

Italia asimmetrica: perché molti non praticano sport?

Italia asimmetrica: perché molti non praticano sport? - ©ANSA Photo

Luca Baldini

29 Ottobre 2025

L’Italia, con la sua ricca tradizione sportiva e un patrimonio culturale ineguagliabile, si trova ad affrontare una sfida cruciale: la disparità nella pratica sportiva tra diverse fasce della popolazione. A sottolinearlo è stato il ministro per lo Sport e per i Giovani, Andrea Abodi, durante la presentazione del report “100 Storie Italiane di Sport”. Questo progetto, promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale in collaborazione con la Fondazione Symbola e Confartigianato, si propone di mettere in luce l’importanza dello sport non solo come fenomeno competitivo, ma anche come strumento di coesione sociale e benessere.

Italia paese asimmetrico

Abodi ha dichiarato che l’Italia è ancora un “paese asimmetrico”, evidenziando come, sebbene molti si dedichino all’attività sportiva, una porzione significativa della popolazione continui a vivere in uno stato di sedentarietà e isolamento. Questa condizione è particolarmente preoccupante in un’epoca in cui la salute fisica e mentale è diventata una priorità globale, accentuata dalla pandemia di COVID-19. Molte persone, infatti, hanno sperimentato un aumento della solitudine e della mancanza di attività fisica, con conseguenze negative sul loro benessere generale.

Storie di successo nello sport

Il report “100 Storie Italiane di Sport”, presentato da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, offre uno spaccato significativo di come il nostro paese possa promuovere l’attività sportiva attraverso storie di successo che uniscono sostenibilità, inclusione e innovazione. Le cento storie selezionate nel report coinvolgono:

  1. 256 unità locali
  2. 20.716 addetti
  3. Un fatturato di 13,1 miliardi di euro

Questo rappresenta circa il 2,4% del fatturato totale delle aziende attive nei settori coinvolti, che ammontano a circa 65.000. Un dato interessante è che la maggior parte di queste attività si concentra nel Settentrione dell’Italia, dove quasi l’80% degli stabilimenti produttivi è localizzato. In particolare, l’area del Nord-Est si distingue per una concentrazione di fatturato e occupazione che supera il 70% nel primo caso e il 60% nel secondo.

Verso un futuro inclusivo

Le storie raccontate nel report non si limitano a evidenziare il successo competitivo, ma mettono in luce un modello di sport che è “sostenibile, inclusivo e a misura d’uomo”. Questo approccio è particolarmente rilevante in un’epoca in cui il concetto di sport si sta evolvendo per includere aspetti come la salute mentale, l’inclusione sociale e l’accessibilità. Le piccole e medie imprese che operano in questo settore rappresentano una vera e propria filiera di eccellenza, spesso sottovalutata, che contribuisce a creare un ecosistema sportivo robusto e diversificato.

Le storie di vita e di lavoro di atleti, allenatori e imprenditori del settore sportivo ci offrono un’importante opportunità per riflettere su come possiamo migliorare la partecipazione sportiva in tutte le fasce della popolazione. È evidente che il lavoro da fare è ancora tanto: promuovere eventi sportivi di alto profilo e iniziative locali può servire non solo a mettere in risalto il talento italiano, ma anche a coinvolgere maggiormente le comunità, incoraggiando la partecipazione attiva e il superamento della sedentarietà.

La necessità di una maggiore inclusione nello sport è supportata anche da dati recenti che mostrano come, dopo la pandemia, molti italiani abbiano ripreso a praticare attività fisica, ma con modalità diverse e a volte limitate. Le politiche pubbliche, quindi, devono essere orientate a creare spazi e opportunità accessibili a tutti, indipendentemente dall’età, dal sesso e dalle condizioni socioeconomiche.

In questo contesto, il report “100 Storie Italiane di Sport” non è solo un documento informativo, ma un vero e proprio invito all’azione. Raccontare il comparto del made in Italy attraverso queste storie significa anche dare voce a chi, quotidianamente, si impegna per rendere lo sport un diritto di tutti. La sfida che ci attende è quella di trasformare queste storie in modelli da seguire, affinché l’Italia possa finalmente colmare il divario tra chi pratica sport e chi ne è escluso, promuovendo un futuro in cui l’attività fisica diventi parte integrante della vita di ogni cittadino.

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