
Fuga dalla verità: stranieri con false identità al centro dello scandalo Rinascita Refugees - ©ANSA Photo
La recente vicenda che ha coinvolto l’A.s.d. Rinascita Refugees, una società calcistica salentina, ha sollevato un polverone nel panorama sportivo pugliese. A causa di gravissimi illeciti legati all’uso di identità false da parte di alcuni giocatori, la procura federale della FIGC ha inflitto una pesante penalizzazione di 18 punti e una multa di 2.500 euro alla squadra. Questi eventi, avvenuti nel contesto del campionato di Promozione pugliese, hanno messo in luce problematiche più ampie riguardanti l’inclusione e la regolarità nel mondo del calcio.
L’A.s.d. Rinascita Refugees si è distinta negli ultimi anni per il suo impegno sociale, puntando a integrare rifugiati e richiedenti asilo nel mondo dello sport. La società ha lanciato un progetto ambizioso basato su valori di inclusione e solidarietà, cercando di offrire a questi atleti una chance per integrarsi nella comunità locale attraverso il calcio. Tuttavia, la situazione attuale ha sollevato interrogativi sulla gestione e sul controllo dei tesseramenti dei giocatori.
Le irregolarità emerse
Le indagini della FIGC hanno rivelato che i calciatori Mohamed Habib Daf, un difensore senegalese di 31 anni, e Denis Florian Mbappè Njanga, un attaccante camerunese di 25 anni, avrebbero giocato con nomi falsi: rispettivamente Abdoulie Kassama e Suwaibou Marong. Questa condotta ha compromesso l’integrità del campionato e messo a repentaglio il futuro della società, che si era sempre professata rispettosa delle normative e dei principi di lealtà sportiva.
Le conseguenze per i coinvolti
In risposta alla sanzione, la dirigenza dell’A.s.d. Rinascita Refugees ha emesso un comunicato in cui stigmatizza i comportamenti individuali che hanno portato a questa situazione. La società ha sottolineato la propria buona fede e ha affermato di essere stata ignara delle irregolarità commesse dai propri tesserati.
Le conseguenze per i coinvolti sono state severe:
- Penalizzazione della società: 18 punti
- Squalifica dei giocatori: Daf e Mbappè Njanga per un anno
- Squalifica dell’allenatore: Hassan Baye Niang per due anni
- Inibizioni per i dirigenti:
- Presidente Antonio Palma e dirigenti Vincenzo Domenico Nobile e Mario Valentino per un anno
- Adriano Petrelli per sei mesi
Queste misure evidenziano quanto la FIGC prenda sul serio la questione della regolarità nel calcio, soprattutto in un contesto in cui le normative sono già molto stringenti.
Un futuro incerto
Questo episodio ha destato l’attenzione non solo per la gravità delle irregolarità, ma anche per il messaggio che invia riguardo alla fragilità delle iniziative di inclusione sociale nel mondo dello sport. La Rinascita Refugees, nonostante le difficoltà emerse, continua a rappresentare un modello di come il calcio possa fungere da ponte tra culture e nazionalità diverse. Tuttavia, la vicenda mette in evidenza la necessità di una maggiore supervisione e trasparenza nella gestione delle società sportive, specialmente quelle che operano in contesti sociali complessi.
In un contesto in cui il calcio può diventare un veicolo di integrazione e cambiamento, episodi come quello della Rinascita Refugees evidenziano l’importanza di un approccio etico e responsabile. La società avrà ora il compito di riflettere su come ripartire, ristrutturare la propria governance e assicurarsi che simili irregolarità non si ripetano in futuro. La reazione della comunità calcistica pugliese e delle istituzioni sarà cruciale per il prosieguo di questo progetto, che, sebbene scosso, potrebbe ancora risollevarsi e continuare a portare avanti ideali nobili e necessari.