Ha iniziato nel quartiere popolare di Vitinia, si è fatto conoscere nel calcio che conta con una corsa sotto la pioggia per abbracciare la nonna e ha chiuso la carriera con l’Europeo vinto nel 2021: quella di Alessandro Florenzi è la storia di un ragazzo normale diventato simbolo di grinta e cuore.
Roma, 26 agosto 2025 – Non ha fatto rumore, come nel suo stile. Ma chi ama il calcio ha sentito qualcosa dentro. Alessandro Florenzi ha annunciato il suo ritiro dal calcio giocato, chiudendo un percorso lungo oltre vent’anni. Dai primi calci al pallone nel cortile sotto casa fino al tetto d’Europa con la Nazionale italiana, passando per la Roma, il PSG, il Valencia e il Milan. Una carriera mai banale, sempre vissuta con la maglia sudata addosso. La sua non era solo corsa. Era resistenza, appartenenza, voglia di non mollare mai. E oggi, chi ha visto anche solo una volta Florenzi in campo, lo sa: è stato uno di quei giocatori che non si risparmiano mai.
Da Vitinia alla Roma, la corsa che commosse l’Italia
Figlio di una borgata romana e tifoso della Roma fin da piccolo, Florenzi non è mai stato il classico talento precoce che brucia le tappe. La sua è stata un’ascesa graduale, fatta di fatiche, prestiti e ritorni. Dopo le giovanili nella Roma, il prestito al Crotone nel 2011 fu il punto di svolta: 11 gol, una stagione da protagonista in Serie B. Tornò nella Capitale e si prese la maglia titolare. Ma a renderlo indimenticabile fu quell’abbraccio alla nonna nel 2014: un’esultanza semplice, sentita, diventata virale. Non era costruita. Era la fotografia perfetta del calcio come gesto umano.

Nei suoi anni a Trigoria ha interpretato tutti i ruoli, dal centrocampo alla fascia. Terzino, ala, mezzala. Dove serviva, lui c’era. Leader silenzioso, ha indossato la fascia da capitano dopo Totti e De Rossi. Un’eredità pesante che ha onorato con dignità. I problemi fisici, tra cui due gravi infortuni al crociato, non lo hanno fermato. Anzi, hanno mostrato un lato ancora più forte: quello di un uomo capace di tornare ogni volta più determinato.
Nazionale, infortuni e il cerchio che si chiude con l’Europeo
Il capitolo azzurro di Florenzi merita un racconto a parte. Con l’Italia ha fatto tutto: dalle giovanili fino alla vittoria dell’Europeo nel 2021. C’era anche nel 2016, e nonostante gli infortuni lo abbiano frenato in diversi momenti, ha sempre risposto presente. Roberto Mancini lo ha voluto nel gruppo vincente di Wembley, anche se il suo ruolo fu più da collante umano che da titolare. Un premio meritato per un professionista serio e rispettato da tutti.
Negli ultimi anni, dopo l’esperienza in prestito al PSG e al Valencia, Florenzi ha chiuso la carriera al Milan. Con i rossoneri ha vinto uno Scudetto da protagonista nella stagione 2021-2022. Poi il calo fisico, le presenze sempre più sporadiche, il tempo che passa. E oggi, a 34 anni, ha deciso di dire basta. Con stile. Con la solita eleganza sobria. Nessun video celebrativo, solo parole sincere: “Ringrazio il calcio per tutto quello che mi ha dato. Ho dato tutto, sempre”.
Il calcio italiano perde un giocatore generoso, uno che ha sempre messo la squadra davanti a sé. Ma forse guadagna un uomo in più fuori dal campo. C’è chi lo vorrebbe subito dirigente, chi in panchina come allenatore. Lui non ha ancora deciso. Per ora, si gode il silenzio dopo il rumore degli stadi. E quel silenzio, paradossalmente, parla ancora di lui.