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Cominciare ad allenare dalla propria ex… squadra. Citofonare a Trigoria, risponde Daniele De Rossi. Il neo allenatore della Roma esordirà in serie A su una panchina partendo proprio dalla squadra che lo ha visto muovere i primi… e ultimi calci nel campionato italiano. E non è certo un caso unico. Uno dei migliori esempi arriva proprio dal CT della nazionale. Luciano Spalletti appende gli scarpini al chiodo a Empoli e poi inizia ad allenare proprio la squadra toscana. Il resto è storia.
L’ex centrocampista che ha scritto pagine indimenticabili della storia calcistica giallorossa e ci riproverà in panchina è in discreta compagnia: restando nella Capitale, fu Montella a sedersi per la prima volta in panchina con la “sua” Roma e non fu una esperienza indimenticabile. È andata meglio dall’altra parte del Tevere. Anche la Lazio, sebbene “costretta”, ha dato fiducia a un allenatore che non aveva mai assaggiato la serie A ma era un prodotto di casa. Simone Inzaghi prende le redini della Lazio quasi per caso, dopo che Lotito trova l’accordo con Bielsa che ci ripensa. È una coincidenza fortunatissima per la dirigenza biancoceleste che trova in casa il tecnico che le serviva. Il tecnico vincerà due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana prima di accasarsi all’Inter.
Al Milan, una maglia rossonera è (quasi) per sempre. Chi ha indossato quei colori, spesso li porta dietro tutta una vita. Il primo esempio illustre è Fabio Capello, che è passato dal calcio giocato alla scrivania del Milan e poi in panchina. Straordinaria intuizione di Berlusconi per il dopo Sacchi, ripagata da quattro scudetti e una Champions League. Non è andata meglio a Clarence Seedorf, che nel 2014 non è riuscito a ripetere le imprese di Capello. Ci ha provato, senza successo, anche Pippo Inzaghi ma anche in quel caso l’esperimento è stato fallimentare. Solo un anno. È stato dunque il turno di Brocchi, subentrato a Mihajlovic e non confermato.
La Juventus ha tentato di ripetere l’esperimento Guardiola e Cruijff affidandosi alle cure del Maestro, al secolo Andrea Pirlo. Cattedratico in campo, ordinario nei risultati in panchina. Vince Coppa Italia e Supercoppa ma non riesce a centrare il successo in campionato. Andò anche peggio al suo predecessore, Ciro Ferrara, chiamato a Torino nel 2009 e confermato per l’anno successivo, quando però fu sollevato dall’incarico dopo pochissime giornate.
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