Campedelli svela tutto: il mistero del ‘delitto perfetto’ del Chievo

Campedelli svela tutto: il mistero del 'delitto perfetto' del Chievo

Campedelli svela tutto: il mistero del 'delitto perfetto' del Chievo - ©ANSA Photo

Stefano Cerulli

5 Dicembre 2025

C’era una volta il Chievo, una piccola squadra di calcio che, con tenacia e determinazione, ha scritto una pagina importante della storia sportiva italiana. Il Chievo Verona, spesso definito “la squadra della diga”, ha rappresentato una favola calcistica, capace di sfidare le convenzioni e di ribaltare le gerarchie consolidate nel mondo del calcio. La sua storia è quella di un quartiere, di una comunità e di una famiglia che hanno visto la realizzazione di sogni inimmaginabili, costruendo una realtà calcistica che per anni ha incantato i tifosi.

Al centro di questa avventura c’è sempre stato Luca Campedelli, che a soli ventitré anni si è trovato a ricoprire il ruolo di presidente del Chievo. La sua visione ha portato la squadra a raggiungere traguardi straordinari, dall’arrivo in Serie A nel 2001 fino a sfiorare la Champions League. Tuttavia, il sogno si è trasformato in un incubo: il fallimento del club nel 2021 ha segnato la fine di un’era e ha lasciato un segno profondo nel cuore di chi ha vissuto questi anni intensi.

Recentemente, Campedelli ha deciso di rompere il silenzio in occasione della presentazione del libro “Chievo, delitto perfetto”, scritto dai giornalisti Raffaele Tomelleri e Fabiana Della Valle. L’evento si è svolto in una libreria Feltrinelli di Verona, gremita di appassionati e volti noti del passato gialloblù, come Rolando Maran, Marco Pacione, Andrea Mantovani e Matteo Gianello. Durante la presentazione, le parole di Campedelli hanno colpito profondamente i presenti, rivelando il peso di un dolore che continua a persistere.

In un momento toccante, Campedelli ha fatto una confessione che ha scosso l’uditorio: “Per il Chievo ho pensato al suicidio”. Questa frase, carica di significato, ha messo in luce la profondità della ferita lasciata dalla fine del club. Non si tratta solo di una questione sportiva, ma di un legame emotivo che unisce una persona alla sua storia, alle sue vittorie e alle sue sconfitte.

il libro “chievo, delitto perfetto”

Il libro “Chievo, delitto perfetto” non è solo una cronaca della ascesa della squadra, ma anche un’analisi critica del crollo finale. Campedelli ha voluto raccontare la sua verità, una narrazione che contrasta con i giudizi rapidi e spesso ingiusti che hanno accompagnato le vicende societarie negli ultimi anni della storia del Chievo. “Volevo raccontare la mia verità, che non è quella che vi hanno detto”, ha dichiarato, sottolineando come spesso la narrazione pubblica abbia oscurato i decenni di gestione virtuosa e le conquiste della squadra.

La solitudine e l’abbandono che ha percepito durante gli ultimi anni del Chievo sono stati un tema centrale del suo intervento. “Non mi interessava riaprire ferite, ma non potevo più lasciare che altri definissero ciò che è stato il Chievo”, ha sottolineato. Campedelli ha espresso il desiderio di raccontare una storia che merita di essere conosciuta, con tutti i suoi protagonisti, i momenti di gloria e gli errori commessi.

il chievo come simbolo di resistenza

Il Chievo non è stato solo una squadra di calcio, ma un simbolo di resistenza e di lotta per un sogno. La sua storia è intrecciata con quella di una città, Verona, e dei suoi cittadini, che hanno visto in questa piccola squadra una grande opportunità. Dalla promozione in Serie A alle storiche vittorie contro avversari blasonati, il Chievo ha saputo conquistare il cuore dei tifosi, diventando un punto di riferimento nel panorama calcistico italiano.

La presentazione di “Chievo, delitto perfetto” segna un momento importante non solo per Campedelli, ma per tutti coloro che hanno vissuto e amato il Chievo. La storia del club è una testimonianza di come la passione, l’impegno e il lavoro di squadra possano dar vita a imprese straordinarie, ma anche di come la realtà possa riservare sorprese amare.

Il libro, oltre a raccontare l’ascesa e il declino della squadra, rappresenta un atto di amore verso una realtà calcistica che ha lasciato un’impronta indelebile. Campedelli, con la sua determinazione e il suo coraggio, ha deciso di non rimanere in silenzio, ma di portare alla luce una storia che merita di essere ricordata e celebrata. La sua voce si unisce a quella di tutti i tifosi che, nonostante la fine del Chievo, continuano a portare nel cuore il ricordo di una favola che ha segnato le vite di molti.

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