Calcagno: la pressione dei top player e le stagioni senza fine

Calcagno: la pressione dei top player e le stagioni senza fine

Calcagno: la pressione dei top player e le stagioni senza fine - ©ANSA Photo

Luca Baldini

22 Dicembre 2025

Nel mondo del calcio, la gestione del calendario e le pressioni sui giocatori sono diventate questioni di crescente rilevanza. Umberto Calcagno, presidente dell’Assocalciatori, ha recentemente lanciato un allerta riguardo alle difficoltà che i top player devono affrontare, costretti a stagioni interminabili che possono arrivare fino a 72 partite. Durante un’intervista a Radio Anch’io Sport, Calcagno ha messo in evidenza come questo carico di lavoro comprometta non solo le prestazioni dei calciatori, ma anche la loro salute.

il problema della frequenza delle partite

Calcagno ha spiegato che il problema non risiede tanto nel numero di partite, quanto nella loro frequenza. Le partite “back to back”, ovvero quelle disputate a pochi giorni di distanza l’una dall’altra, si rivelano particolarmente problematiche. Secondo le ricerche condotte dall’Assocalciatori in collaborazione con FIFPRO, dopo la quarta o quinta partita consecutiva senza adeguati giorni di recupero, gli infortuni diventano una realtà all’ordine del giorno. Questi infortuni, come ha sottolineato Calcagno, danneggiano non solo la carriera dei giocatori, ma impoveriscono anche il livello qualitativo del gioco, privando i tifosi delle performance dei migliori talenti del calcio.

l’importanza della salute dei calciatori

Calcagno ha anche ricordato come, nonostante il campionato italiano abbia visto un aumento della presenza negli stadi, la salute dei calciatori deve rimanere una priorità. La crescente affluenza di pubblico rappresenta un segnale positivo, ma non deve far dimenticare i rischi legati a un calendario eccessivamente congestionato. Le supercoppe disputate all’estero, che risalgono ai primi anni 2000, sono un esempio di come il calcio si sia evoluto, ma Calcagno avverte che è necessario stabilire un punto di equilibrio per evitare che i giocatori raggiungano il “punto di non ritorno”.

le competizioni internazionali e le loro conseguenze

Un altro aspetto sollevato da Calcagno riguarda l’aumento delle competenze internazionali, come il Mondiale per club e il Mondiale allargato che si svolgerà la prossima estate. Con l’aumento delle competizioni internazionali, che attirano risorse e attenzione, il calcio nazionale rischia di essere messo in secondo piano. Questo è un problema non solo per la salute dei calciatori, ma anche per la sostenibilità economica dei club italiani, molti dei quali dipendono dai diritti televisivi interni. La preoccupazione è che la concentrazione delle risorse su competizioni internazionali possa portare a una disparità tra le squadre e compromettere il futuro del campionato.

Calcagno ha affrontato anche la questione degli ingaggi, rispondendo alle richieste di una possibile riduzione in cambio di un alleggerimento degli impegni. Ha sottolineato che il problema non è ridurre gli impegni e gli ingaggi, ma piuttosto la necessità di un dialogo aperto tra tutte le parti coinvolte. L’atteggiamento della FIFA, citata in giudizio insieme alla Lega Serie A per abuso di posizione dominante, rappresenta una sfida significativa. La FIFA non solo regola le competizioni esistenti, ma ne crea di nuove, aumentando ulteriormente la pressione sui giocatori.

In un contesto in cui il calcio è sempre più influenzato da fattori commerciali e internazionali, la voce di Calcagno rappresenta un importante richiamo alla responsabilità. È fondamentale trovare un equilibrio che permetta di tutelare la salute dei calciatori e garantire la sostenibilità del campionato. La sfida consiste nel mantenere vive le tradizioni locali del calcio, mentre si naviga in un panorama in continua evoluzione, dove le competizioni internazionali e il business sembrano avere la meglio. La salute e il benessere dei calciatori devono rimanere al centro delle decisioni affinché il calcio possa continuare a essere uno sport amato e rispettato in tutto il mondo.

La questione quindi non è solo una problematica di calendario, ma una riflessione profonda su come il calcio possa evolversi senza compromettere la salute dei suoi protagonisti e l’integrità del campionato nazionale.

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