
Boulter denuncia gli insulti degli scommettitori: il lato oscuro del tennis britannico - ©ANSA Photo
Il mondo del tennis è stato recentemente scosso da un grave fenomeno che coinvolge atleti di alto livello, sempre più frequentemente vittime di insulti e minacce da parte di scommettitori insoddisfatti. A portare alla ribalta questa problematica è stata la tennista britannica Katie Boulter, che in un’intervista rilasciata alla BBC ha condiviso la sua esperienza di abusi ricevuti durante e dopo il Roland Garros. La denuncia di Boulter non è solo un grido di aiuto, ma rappresenta anche un appello a fare luce su una piaga che sta diventando sempre più comune nel panorama sportivo.
La testimonianza di Boulter
Nel corso dell’intervista, Boulter ha raccontato di aver ricevuto messaggi vergognosi, tra cui uno che le augurava di contrarre un cancro, e altri in cui veniva minacciata di profanare la tomba di sua nonna. Questi attacchi non sono avvenuti solo dopo le sconfitte, ma anche dopo le vittorie, suggerendo che molti dei messaggi provengono da persone che avevano scommesso contro di lei. Un esempio emblematico è quello di un messaggio in cui un utente scriveva: “Vai all’inferno, ho perso i soldi che mia madre mi aveva mandato”. Questo tipo di aggressione online non è solo scioccante, ma mette anche in evidenza le pressioni e le ansie che i tennisti devono affrontare, sia dentro che fuori dal campo.
Le conseguenze psicologiche
Boulter ha sottolineato come questi insulti siano un triste riflesso di una cultura tossica alimentata dall’anonimato delle piattaforme social, dove individui senza scrupoli possono esprimere odio e violenza senza conseguenze. “Dimostra quanto siamo esposte”, ha commentato Boulter, parlando della sua scelta di uscire allo scoperto per sensibilizzare sull’argomento e per aiutare le nuove generazioni di tennisti a gestire meglio le minacce e le pressioni che possono derivare dal loro sport.
Le conseguenze psicologiche di tali attacchi non sono da sottovalutare. La tennista ha rivelato che la costante esposizione a messaggi violenti può generare ansia e attacchi di panico. “Non sai se questa persona è lì, nei paraggi, se conosce il tuo indirizzo”, ha detto, evidenziando come la crescente gravità e la quantità dei messaggi possano rendere la vita di un atleta un vero incubo. La paura di essere perseguitati o di subire violenze fisiche può avere un impatto devastante sulla salute mentale degli sportivi.
La necessità di un intervento
Secondo fonti della Threat Matrix, un programma di monitoraggio per l’ITF (Federazione Internazionale di Tennis) e la WTA (Women’s Tennis Association), nel 2024 sono stati registrati circa 8.000 messaggi contenenti violenze, insulti o minacce, indirizzati a 458 tennisti attraverso i loro profili social. Questo dato sottolinea l’urgente necessità di affrontare il problema e di implementare misure più severe contro il bullismo online. La BBC ha messo in evidenza che questo fenomeno è principalmente legato al mondo delle scommesse, una realtà che ha visto un incremento esponenziale negli ultimi anni, specialmente con la crescita delle piattaforme di gioco online.
In questo contesto, Boulter ha espresso la sua convinzione che gran parte degli insulti provenga da coloro che hanno scommesso sulle sue partite. Ciò solleva interrogativi sulla responsabilità delle piattaforme di scommesse e sulla necessità di regolamentazioni più rigide per prevenire abusi e comportamenti scorretti. Le scommesse sportive, sebbene legali e parte integrante dell’industria del gioco, devono essere gestite con attenzione per evitare che la passione per lo sport si trasformi in violenza e minacce.
La situazione di Boulter non è isolata. Altri atleti hanno espresso esperienze simili, suggerendo che il problema colpisce una vasta gamma di sportivi, dai principianti agli atleti professionisti. Questa epidemia di odio online non solo danneggia gli individui colpiti, ma può anche influenzare l’integrità dello sport stesso. La paura di ritorsioni può portare gli atleti a non esprimere liberamente le loro opinioni o a ritirarsi dall’attenzione pubblica, compromettendo il loro rendimento e la loro carriera.
La testimonianza di Katie Boulter rappresenta quindi non solo un’invocazione a un cambiamento, ma anche un’opportunità per il mondo dello sport di riflettere e agire. È fondamentale che le federazioni sportive, le piattaforme di social media e le aziende di scommesse collaborino per creare un ambiente più sicuro e rispettoso per gli atleti, affinché possano competere senza il timore di subire attacchi personali. Solo attraverso l’educazione e l’implementazione di politiche efficaci sarà possibile combattere questa crescente piaga e garantire un futuro più sereno per chi vive di sport.