
Berrettini si racconta: l'importanza del perdono nel tennis e nella vita - ©ANSA Photo
Matteo Berrettini, il noto tennista italiano, ha recentemente condiviso alcune riflessioni profonde sulla sua carriera e sulla sua personalità durante un episodio del podcast ‘Tintoria’, condotto da Stefano Rapone e Daniele Tinti. La sua affermazione che “la persona che odio di più quando gioco sono io” rivela una lotta interna che molti atleti affrontano: l’autocritica e la pressione che si autoimpongono. Secondo Berrettini, la chiave per migliorare non risiede solo nella preparazione fisica o tecnica, ma anche nella capacità di perdonarsi quando le cose non vanno come sperato.
il mondo del tennis e l’autocritica
Berrettini ha descritto il mondo del tennis come un contesto in cui le scuse sembrano abbondare, ma ha sottolineato che in questo sport “gli alibi non esistono”. La sua affermazione “devi essere un robot” evidenzia il rigore e la disciplina richiesti per eccellere. La mentalità di un atleta di alto livello spesso implica una dedizione totale e un sacrificio personale, ma per Berrettini, questo ha un prezzo: una tendenza a essere eccessivamente critico verso se stesso.
l’importanza del lavoro di squadra
L’italiano ha anche toccato un tema importante per ogni sportivo: l’importanza del lavoro di squadra. Riguardo al recente successo della squadra italiana di Coppa Davis, Berrettini ha scherzosamente definito i suoi compagni come “non male”, ma ha anche riconosciuto che è “difficile lamentarsi” quando si ottengono risultati positivi. Questo approccio collaborativo è parte del suo carattere; si considera un “grande uomo squadra” e sottolinea come tratti gli altri molto meglio di come tratti se stesso. Questa dualità mette in luce un aspetto spesso trascurato nel mondo dello sport: la necessità di un equilibrio tra l’autodisciplina e la cura di sé.
un incontro significativo
Un momento significativo per Berrettini è stato il ricevimento al Quirinale, avvenuto il 29 gennaio scorso, insieme agli altri membri delle nazionali di Coppa Davis e Billie Jean King Cup. In questa occasione, ha avuto l’opportunità di incontrare il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Berrettini ha descritto l’incontro come “emozionante” e ha notato il contrasto tra il rigore della cerimonia e la familiarità dell’incontro, che si è trasformato in una “sagra del selfie” con fan e sostenitori che si sono avvicinati per chiedere autografi e scattare foto.
La conversazione con Mattarella ha rivelato un interesse particolare del Presidente per il tennis, una sorpresa per Berrettini, che ha dichiarato: “Non pensavo che seguisse così tanto il tennis, considerando quanti sport in Italia vanno bene”. Questo riconoscimento ha reso l’esperienza ancora più significativa per il tennista, che ha menzionato come Mattarella sia stato in grado di citare passaggi specifici delle sue partite, sottolineando l’importanza del tennis nel panorama sportivo italiano.
la crescita personale di berrettini
Berrettini, nato a Roma nel 1996, è diventato rapidamente uno dei volti più noti del tennis mondiale. Il suo stile di gioco aggressivo e la sua presenza carismatica in campo lo hanno portato a raggiungere traguardi importanti, come la finale di Wimbledon nel 2021, dove ha affrontato il campione in carica Novak Djokovic. Nonostante le sue conquiste, la pressione di mantenere prestazioni elevate può portare a momenti di vulnerabilità, come ha dimostrato nelle sue dichiarazioni recenti.
Negli ultimi anni, Berrettini ha affrontato anche sfide fisiche, inclusi infortuni che lo hanno costretto a ritirarsi da alcuni tornei chiave. Questi eventi hanno ulteriormente alimentato la sua autocritica e la sua determinazione a superare i limiti che si impone. Il suo approccio riflessivo e la volontà di lavorare su se stesso non solo come atleta ma anche come persona dimostrano una maturità rara nel mondo sportivo.
Il tennis, come molti sport individuali, richiede un equilibrio delicato tra prestazioni fisiche e benessere mentale. Berrettini sembra essere consapevole di questa sfida e si impegna a trovare un modo per essere più gentile con se stesso mentre continua a competere ai massimi livelli. La sua vulnerabilità e la sua determinazione a migliorare non solo come tennista, ma anche come individuo, possono servire da esempio per molti giovani atleti che si trovano ad affrontare pressioni simili.
L’attenzione alla salute mentale nel mondo dello sport è diventata un tema sempre più rilevante, e Berrettini, con le sue parole, contribuisce a una conversazione importante. La sua esperienza personale potrebbe ispirare altri a riconoscere l’importanza di essere gentili con se stessi, specialmente in un ambiente competitivo come quello del tennis, dove ogni errore può sembrare amplificato.