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Berrettini si apre: ‘Devo imparare a perdonarmi di più’

Matteo Berrettini, il talentuoso tennista italiano, ha recentemente condiviso le sue esperienze personali e le sfide che affronta nel corso della sua carriera sportiva durante il podcast “Tintoria”, condotto da Stefano Rapone e Daniele Tinti. In una conversazione che ha messo in luce il lato umano del campione, Berrettini ha parlato della difficoltà di perdonarsi per gli errori commessi durante le partite. “La persona che odio di più quando gioco sono io, devo imparare a perdonarmi di più”, ha dichiarato il 27enne romano, evidenziando come la pressione che si autoimpone possa influenzare le sue prestazioni.

la pressione nel tennis

Nel contesto del tennis, uno sport notoriamente competitivo e solitario, molti atleti si trovano a dover gestire le proprie emozioni. Berrettini ha sottolineato che, soprattutto negli sport con la racchetta, è facile cadere nella trappola delle scuse. “Gli sport con le racchette sono gli sport delle scuse”, ha affermato, aggiungendo che nel tennis “devi essere un robot”. Questa visione rigida implica che ogni errore debba essere analizzato e compreso, piuttosto che giustificato con alibi.

La sua autovalutazione severa e le elevate aspettative che ha per se stesso rappresentano sia una forza che una debolezza. “Tratto gli altri molto meglio di come tratto me stesso,” ha spiegato Berrettini. Questa tendenza a essere critico con se stesso lo ha portato a raggiungere risultati straordinari nel tennis professionistico, ma allo stesso tempo lo fa temere di perdere quella spinta che lo ha reso un tennista di successo. È un dilemma comune tra gli atleti di élite, che devono bilanciare la ricerca dell’eccellenza con la necessità di essere gentili con se stessi.

il successo della squadra italiana

Uno degli argomenti trattati nel podcast è stato il recente successo della squadra italiana di tennis nella Coppa Davis. Con un tono scherzoso, Berrettini ha descritto la squadra come “non male”, sottolineando che, nonostante i momenti difficili, è difficile lamentarsi quando si è parte di un gruppo vincente. “Io guardo sempre al bene comune, sono un grande uomo squadra”, ha detto, evidenziando l’importanza della collaborazione e del sostegno reciproco nel tennis, spesso visto come uno sport individuale.

Il 29 gennaio, giorno della registrazione della puntata, Berrettini e i suoi compagni di squadra sono stati ricevuti dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Questo incontro ha rappresentato un momento di grande prestigio e riconoscimento per gli atleti italiani. “È stata una mattinata diversa dalle mie solite, sicuramente emozionante”, ha raccontato Berrettini. “C’è questo rigore, ci sono i corazzieri, poi come giri l’angolo è tutta una sagra del selfie, con tanti complimenti e autografi”.

la pressione mediatica e l’identità

Berrettini ha anche affrontato il tema della pressione mediatica e delle aspettative che gravano su un atleta di alto livello. Essere costantemente sotto i riflettori può essere una spada a doppio taglio. Da un lato, c’è l’opportunità di diventare un modello per i giovani tennisti; dall’altro, c’è la difficoltà di mantenere la propria identità al di fuori del campo da tennis. “Non è facile, ma cerco di rimanere umile e ricordare perché ho iniziato a giocare”, ha affermato.

Il percorso di Berrettini nel tennis è stato segnato da momenti di grande successo, come il traguardo di diventare il primo italiano a raggiungere la finale di Wimbledon nel 2021, ma non è stato privo di sfide. Ha dovuto affrontare infortuni e periodi di difficoltà, dimostrando una resilienza che lo ha reso un tennista ammirato e rispettato in tutto il mondo. La sua capacità di riflettere su se stesso e di affrontare la propria vulnerabilità lo rende non solo un atleta di talento, ma anche profondamente umano. La lotta di Berrettini per trovare un equilibrio tra le aspettative e il perdono personale è una battaglia comune a molti atleti e può essere fonte di ispirazione per chiunque si trovi ad affrontare le proprie sfide.

Luca Baldini

Ciao a tutti, mi chiamo Luca Baldini e sono redattore sportivo di Wigglesport! Scommetto che non vi sareste mai aspettati di incontrare un tizio così appassionato di sport "minori". Ebbene sì, mentre tutti gli altri seguono i grandi nomi del calcio e del basket, io mi tuffo a capofitto nel mondo affascinante delle discipline meno conosciute! La mia curiosità per gli sport alternativi è nata quasi per caso. Cresciuto tra le Alpi piemontesi, tra una discesa sugli sci e una partita a curling con gli amici, ho sviluppato un amore viscerale per tutte quelle attività che non sempre fanno i titoli dei giornali. Dai Campionati Mondiali di Badminton ai Tornei Internazionali di Bocce, ho sempre avuto un debole per tutto ciò che è insolito e sorprendente. Dopo aver terminato gli studi in Comunicazione e Giornalismo a Torino, ho realizzato il mio sogno di diventare redattore sportivo, portando con me questa passione fuori dal comune. All'inizio la mia famiglia e i miei amici mi prendevano bonariamente in giro ("Luca, chi vuoi che legga di un torneo di cricket islandese?"), ma con il tempo hanno imparato ad apprezzare la bellezza degli sport minori e il mio modo di raccontarli. Ho avuto la fortuna di viaggiare in tutto il mondo per seguire competizioni di ogni genere, descrivendo con passione le performance di atleti incredibili che gareggiano lontano dai riflettori della ribalta mediatica. La mia scrivania? Un arcobaleno di locandine di eventi da ogni angolo del globo! Se c'è una cosa che amo del mio lavoro, è la capacità di portare alla luce storie emozionanti e spesso trascurate. Raccontare le gesta di un arciere paralimpico o la preparazione di una squadra di rugby su sedia a rotelle mi riempie di orgoglio e mi spinge a essere sempre più curioso. Quando non sono impegnato a scrivere o a seguire competizioni improbabili, mi piace partecipare personalmente ad alcuni di questi sport. E sì, ho collezionato più magliette da gara di corse con i sacchi e di tornei di palla tamburello di quante ne possa contare! Quindi, se mai sentite parlare di uno sport di cui nessuno sa nulla, c'è una buona possibilità che io sia lì a raccontarlo. Perché, in fondo, ogni disciplina ha una sua magia speciale, e io sono qui per condividere quella magia con voi. A presto,

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