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Addio a Bruno Pizzul, la voce che ha raccontato il calcio italiano

È con grande tristezza che ci uniamo al cordoglio per la scomparsa di Bruno Pizzul, una figura leggendaria nel panorama del giornalismo sportivo italiano, deceduto all’età di 86 anni presso l’ospedale di Gorizia. Nato a Cormons, un pittoresco comune in provincia di Udine, l’8 marzo 1938, Pizzul ha dedicato la sua vita alla narrazione delle gesta sportive, diventando un simbolo della telecronaca calcistica in Italia.

La carriera di Bruno Pizzul

La carriera di Pizzul è iniziata nel 1969, quando entrò a far parte della Rai, segnando l’inizio di un’epoca dorata per il commento sportivo. Non si limitò a essere la voce della Nazionale, ma si affermò anche come esperto di vari sport, contribuendo a una varietà di programmi e trasmissioni, tra cui “Domenica Sprint” e “La Domenica Sportiva”. La sua ultima telecronaca ufficiale risale al 21 agosto 2002, durante un’amichevole tra Italia e Slovenia, ma la sua passione per il calcio non lo abbandonò mai. Negli ultimi anni, ha continuato a scrivere una rubrica calcistica per il “Messaggero Veneto” e a collaborare con diverse testate giornalistiche e programmi radiofonici, mantenendo vivo il suo legame con il Friuli, la sua terra d’origine.

Momenti storici e frasi iconiche

Pizzul è stato testimone di momenti storici del calcio italiano, tra cui il Mondiale del 1990, che si svolse in Italia. La sua voce ha accompagnato gli italiani durante partite indimenticabili e ha saputo esprimere l’emozione di quei momenti con frasi iconiche, come il celebre “… e segna, segna Roberto. Roberto Baggiooooo al 42′ del secondo tempo”, diventata un mantra per i tifosi. La sua narrazione appassionata e la sua capacità di rendere ogni partita un evento unico hanno fatto di lui un punto di riferimento per generazioni di appassionati.

Un legame con le radici

Oltre alla carriera di commentatore, Pizzul ha vissuto anche un’esperienza come calciatore. Sebbene non fosse un fuoriclasse, la sua altezza lo ha reso un elemento utile in campo. Ha iniziato la sua carriera nel calcio con la Cormonese, per poi passare alla Pro Gorizia. Nel 1958, divenne professionista, giocando come centromediano e indossando le maglie di squadre come il Catania, l’Ischia, l’Udinese e il Sassari Torres. Queste esperienze sul campo gli hanno fornito una base solida che ha utilizzato nel suo lavoro di commentatore.

Pizzul ha vissuto anche momenti drammatici nel mondo del calcio. La sua telecronaca durante la tragica finale di Coppa dei Campioni del 1985 tra Juventus e Liverpool allo stadio Heysel di Bruxelles rimarrà nella memoria collettiva per la sua sobrietà e professionalità in un contesto così difficile. La sua voce ha saputo esprimere la tragedia di quel momento, facendola sentire ancora più vicina agli ascoltatori.

Nonostante il suo successo e la sua fama, Pizzul ha sempre mantenuto un forte legame con le sue radici. Dopo una lunga carriera trascorsa soprattutto a Roma, negli ultimi anni ha scelto di tornare a vivere in Friuli, dove ha continuato a coltivare le sue passioni e a mantenere i legami con il territorio. Questo attaccamento alla sua terra natale era evidente anche nei suoi scritti, nei quali spesso rifletteva sulla cultura sportiva friulana e sull’importanza del calcio come fenomeno sociale.

Bruno Pizzul avrebbe compiuto 87 anni l’8 marzo prossimo, e la sua eredità nel mondo del giornalismo sportivo è incommensurabile. Ha saputo raccontare le emozioni del calcio come pochi altri, facendo vibrare le corde del cuore degli spettatori. La sua capacità di trasmettere l’intensità di ogni partita ha fatto di lui una voce amata e rispettata, che rimarrà nella storia della telecronaca italiana.

La sua morte segna la fine di un’era, ma il suo ricordo vivrà attraverso le sue parole e le sue narrazioni, che continueranno a risuonare tra gli appassionati di calcio. Non solo un grande commentatore, ma anche un uomo che ha saputo interpretare l’essenza dello sport e della sua cultura, Bruno Pizzul rimarrà per sempre un’icona del giornalismo sportivo italiano.

Luca Baldini

Ciao a tutti, mi chiamo Luca Baldini e sono redattore sportivo di Wigglesport! Scommetto che non vi sareste mai aspettati di incontrare un tizio così appassionato di sport "minori". Ebbene sì, mentre tutti gli altri seguono i grandi nomi del calcio e del basket, io mi tuffo a capofitto nel mondo affascinante delle discipline meno conosciute! La mia curiosità per gli sport alternativi è nata quasi per caso. Cresciuto tra le Alpi piemontesi, tra una discesa sugli sci e una partita a curling con gli amici, ho sviluppato un amore viscerale per tutte quelle attività che non sempre fanno i titoli dei giornali. Dai Campionati Mondiali di Badminton ai Tornei Internazionali di Bocce, ho sempre avuto un debole per tutto ciò che è insolito e sorprendente. Dopo aver terminato gli studi in Comunicazione e Giornalismo a Torino, ho realizzato il mio sogno di diventare redattore sportivo, portando con me questa passione fuori dal comune. All'inizio la mia famiglia e i miei amici mi prendevano bonariamente in giro ("Luca, chi vuoi che legga di un torneo di cricket islandese?"), ma con il tempo hanno imparato ad apprezzare la bellezza degli sport minori e il mio modo di raccontarli. Ho avuto la fortuna di viaggiare in tutto il mondo per seguire competizioni di ogni genere, descrivendo con passione le performance di atleti incredibili che gareggiano lontano dai riflettori della ribalta mediatica. La mia scrivania? Un arcobaleno di locandine di eventi da ogni angolo del globo! Se c'è una cosa che amo del mio lavoro, è la capacità di portare alla luce storie emozionanti e spesso trascurate. Raccontare le gesta di un arciere paralimpico o la preparazione di una squadra di rugby su sedia a rotelle mi riempie di orgoglio e mi spinge a essere sempre più curioso. Quando non sono impegnato a scrivere o a seguire competizioni improbabili, mi piace partecipare personalmente ad alcuni di questi sport. E sì, ho collezionato più magliette da gara di corse con i sacchi e di tornei di palla tamburello di quante ne possa contare! Quindi, se mai sentite parlare di uno sport di cui nessuno sa nulla, c'è una buona possibilità che io sia lì a raccontarlo. Perché, in fondo, ogni disciplina ha una sua magia speciale, e io sono qui per condividere quella magia con voi. A presto,

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